Ida (Dyrholm) , parrucchiera danese, ha un cancro al seno ed ha appena terminato una cura chemioterapica che la ha fatto perdere i capelli ( il titolo originale suona , infatti, “La parrucchiera calva” ); l’angoscia della situazione è mitigata dal futuro matrimonio della figlia Astrid (BilxtEgelind) in Italia e dalla rassicurante presenza di suo marito Leif ( KimBodnia ). Un giorno,però, tornando a casa, trova Leif che si sta accoppiando sul divano con una collega bionda e tonta. In piena crisi confusionale ,Ida parte per l’Italia e, all’aeroporto, ammacca violentemente la lussuosa macchina di un signore irascibile , che si rivela essere Philip (Brosnan) , il suo futuro consuocero che non si è mai ripreso sentimentalmente dalla vedovanza. Il viaggio sarà contrappuntato da battibecchi tra i due ma , come è tradizione nel cinema, l’astio diraderà verso un sentimento del tutto opposto. Niente va , peraltro, come previsto : al matrimonio si presenta Leif con l’amante naif , Astrid è rattristata da una improvvisa indifferenza sessuale del fidanzato Patrick (Jessen) e Benedikte ( Steen) , cognata di Philip gli si offre , rivelandogli di averlo sempre amato e , infine, Patrick – che ha trovato modo di riconciliarsi con la propria omosessualità e con il temuto padre – e Astrid comunicheranno la loro decisione di non sposarsi.
SusanneBier , dopo alcuni film ispirati ai dettami del Dogma di Lars Von Trier ( con il precedente, ”In un mondo migliore “ ha vinto l’Oscar 2011 quale migliore film straniero ) si concede una vacanza narrativa , tuffandosi in una storia quasi alla “Mamma mia” (Brosnan non sembra essere qui per caso ), con tanto di Sorrento cartolinesca e musiche da piano bar vintage : oltre all’onnipresente, in film di questo genere, “That’s amore”, non mancano motivetti paleo-sanremesi, tra i quali spicca per anacronismo “ Sarà perché ti amo” dei Ricchi e Poveri.
Se però ci si fa largo nella patinatura , ecco venir fuori i temi – già presenti nei precedenti film della Bier – della difficoltà di accettare i propri ed altrui sentimenti e dellla conseguente angosciosa impossibilità di aiutare chi si ama. Lo stesso happy end di questo film è , in realtà , sospeso nel nostro non sapere se Ida sia, o no, guarita.