Azione Popolare

Data la complessità della situazione sociale e politica, è opportuno partire da un dato condivisibile: “a ciascuno la propria responsabilità ed il conseguente dovere di partecipare in prima persona”.

Per evitare astrattezze concettuali e mettere alla prova il senso della partecipazione democratica alla tutela dei beni comuni si ritiene utile richiamare l’attenzione su uno strumento rimasto quasi in completo letargo da molti anni: la cosiddetta “azione popolare” prevista e disciplinata dall’art. 9 Decreto Legislativo n. 267 del 2000.

La norma dà facoltà al singolo cittadino elettore di agire in giudizio, per tutelare diritti ed interessi del Comune ove risiede nel caso in cui l’ente locale non sia in grado, ovvero non voglia, provvedere a farli rispettare.

La caratteristica rilevante della “azione popolare” (che sarebbe meglio definire “azione civica”) sta nel fatto che il cittadino elettore si assume la responsabilità di partecipare alla tutela dei diritti della propria Amministrazione senza nulla chiedere per sè, ma nell’esclusivo vantaggio della comunità di cui fa parte.

Se si tiene conto dei settori di intervento di un Comune lo spazio dell’azione popolare risulta molto ampio.

Per mera semplificazione:

  • rispetto delle condizioni ambientali in cui vivono i cittadini;
  • interventi adeguati per il disagio sociale;
  • tutela del patrimonio storico e culturale della città;
  • buon uso dei beni mobili ed immobili appartenenti al Comune;
  • corretta organizzazione dei servizi pubblici di competenze dei Comuni;
  • principio di parità di genere e tutela dei minori.

È chiaro che una o più azioni giudiziarie in sè considerate non rappresentano una soluzione adeguata, ma valgono come specifico segnale di allarme che costringe il governo cittadino a “vedere” e non mettere sotto il tappeto dell’immobilità questioni degne di essere affrontate in modo organico senza preoccupazione di perdere o acquisire avvelenati consensi elettorali.

In questa prospettiva il CILD “Centro Iniziative per la Legalità Democratica” (Associazione no profit composta da persone di buona volontà che hanno già dato prova di un perdurante intervento a tutela di beni comuni unitamente a numerose altre organizzazioni di cittadini romani) avverte il dovere di sollecitare, insieme ai coordinamenti con cui ha condiviso e condivide tante iniziative, una discussione sull’istituto giuridico “azione popolare” aperta al contributo di quanti sentono il dovere-responsabilità di partecipare alla tutela degli interessi collettivi.

La domanda cui pensiamo debba darsi una risposta potrebbe essere così formulata:

in che modo e con quali iniziative un Comune che, per ragioni strutturali (mancanza di risorse umane ed economiche), non è in grado di tutelare beni comuni può organizzarsi per consentire ai singoli cittadini elettori di esercitare il dovere di partecipare alla tutela giurisdizionale di diritti collettivi e contribuire alla soddisfazione di bisogni collettivi?

Per introdurre un dibattito sulla domanda sopra formulata è sembrato opportuno elaborare uno schema di deliberazione da proporre al Governo dell’ente locale, dopo un confronto con soggetti che hanno responsabilità politica e con soggetti che hanno scelto di lavorare nella pubblica amministrazione.

Il CILD ha anche elaborato uno schema di “organizzazione” dell’ente locale che può consentire una risposta alla domanda sopra indicata.

a cura della Redazione

Via delle Milizie, 9 00192 Roma tel. 06 32609409

 

Azione Popolare e art.118 Costituzione Italiana

Necessità inderogabile della Partecipazione Popolare

Partecipano:

Paolo Maddalena – vice presidente emerito Corte Costituzionale

Sergio Talamo – Formez, giornalista esperto in partecipazione

Giuseppe Lo Mastro – presidente IICA e membro comitato scientifico CILD

Rodolfo Murra – capo Avvocatura Comune di Roma

Nicola Sabato – coordinatore Avvocatura Regione Lazio

Gianni Palumbo – portavoce Forum Terzo Settore

Eugenio De Crescenzo – presidente A.G.C.I Solidarietà Lazio

Silvia Gambadori – presidente Magliana Solidale

Avv. Carlo Canestrelli – membro Comitato Scientifico IICA

Avv. Francesco Mingiardi – promotore iniziative Azione Popolare

Francesca Danese – già assessore Politiche Sociali Comune di Roma

Simona Sinopoli – presidente Arci Roma

Pino Galeota – presidente CILD/Centro Iniziativa per la Legalità Democratica

Claudio Giangiacomo – giurista

 


Il CILD ottiene una sentenza favorevole all’azione popolare

Avv. Stefano Rossi

Grazie al CILD il Tribunale di Roma, con una importante e significativa sentenza, riconosce il diritto dei cittadini del Comune di Roma a promuovere un’azione popolare a tutela di un bene pubblico della città.
Con la sentenza n. 84/2016 pubblicata lo scorso 7 gennaio 2016, il Tribunale ordinario di Roma, Giudice dott. Archidiacono ha riconosciuto il diritto di due cittadini elettori del Comune di Roma, il sig. Giuseppe Lo Mastro e il sig. Francesco Romano, a proporre un’azione popolare con la quale, sostituendosi al Comune di Roma rimasto inerte, hanno richiesto l’accertamento della costituzione di un pacifico ed ultracinquantennale diritto di uso pubblico su un terreno (sito in piazza Sergio Corazzini) che era stato abusivamente occupato e illegittimamente sottratto alla disponibilità dei cittadini, con conseguente condanna dei privati alla restituzione alla cittadinanza del bene stesso e al risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali causati dalla occupazione abusiva del terreno in oggetto.
Come è noto l’azione popolare è uno strumento giuridico, di origini antichissime ma dalle innovative possibilità applicative, che consente al cittadino di intraprendere azioni giudiziarie al posto del comune di residenza, nel caso in cui il comune sia rimasto inerte di fronte ad abusi commessi in danno dell’amministrazione o abbia omesso di esercitare propri diritti.
L’ente territoriale per il quale si agisce è il beneficiario dell’azione promossa, che non porta alcun vantaggio individuale al cittadino proponente, se non quale membro della collettività di cui fa parte.
Tale diritto è qualificato dalla sentenza del Tribunale di Roma come il diritto potestativo di ciascun cittadino di avviare un’azione giudiziaria di natura sostitutiva o suppletiva della legittimazione riservata all’ente locale a tutela di un suo interesse o diritto.
In tal modo, grazie all’iniziativa di due cittadini romani, soci ed aderenti del CILD, è tornata alla collettività la fruizione ed il possesso di uno spazio pubblico che era stato illegittimamente sottratto da privati ed è stato riconosciuto il diritto del comune di Roma ad ottenere un congruo risarcimento del danno, nonostante che il comune non avesse adottato alcuna iniziativa per recuperare il bene.
Un esempio virtuoso di cittadinanza attiva a tutela di un bene comune.

Intervista all’avv. Lo Mastro sull’azione popolare

L’avvocato Lomastro spiega con poche e chiare parole che cos’è l’azione popolare, come funziona in sostituzione dell’azione legale dell’ente locale, come qualsiasi cittadino possa mettere in campo quest’iniziativa giudiziaria che non porta nessun tipo di beneficio al proponente se non la tutela del bene comune. Di eventuali risarcimenti infatti sarà beneficiario l’ente locale.

Roma, Cild (consumatori) vs Atac: “Trasporti al collasso, sarà battaglia legale”

Semplici cittadini contro i disservizi di Atac per i mezzi pubblici romani e lo scandalo parentopoli. E’ la battaglia legale che verrà intrapresa da diverse associazione come Cild (Centro d’Iniziativa perla Legalità Democratica),Cittadinanza attiva, Carte in Regola, Calma, e presentata ieri in una conferenza stampa organizzata nell’aula magna alla facoltà valdese di teologia a Roma. “E’ ora che i responsabili della catastrofe Atac paghino, vogliamo colpire ciò a cui tengono di più: le loro tasche” è quanto afferma Pino Lo Mastro, avvocato dell’associazione Cild. Un’azione popolare, una denuncia alla corte dei conti, la costituzione di parte civile nel processo Parentopoli, l’avvio di un processo penale, richieste di verifiche e controlli degli organigramma Atac. Sono queste alcune delle azioni legali e non messe in campo dalle associazioni. “Vogliamo sapere come siamo arrivati ad un buco di 1 miliardo e 600 milioni di euro in dieci anni ­ afferma Pino Galeota, presidente di Cild ­ vogliamo che il sindaco di Roma Ignazio Marino pubblichi i dati e renda il comune trasparente come una casa di vetro, così come aveva promesso durante la campagna elettorale”. “Con lo strumento dell’azione popolare chiederemo il risarcimento ai dirigenti per le inadempienze e disservizi avuti negli anni” spiega l’avvocato Marcello Andreozzi. Un risarcimento che andrà a favore dell’intera collettività, infatti, se la giustizia farà il suo corso, saranno soldi che ritorneranno nelle casse dell’amministrazione comunale. “E’ uno strumento di grande rilevanza etica, molto differente da un semplice risarcimento danni” aggiunge l’avvocato Lo Mastro. Seduta in platea c’è anche Micaela Quintavalle, la leader del neo sindacato degli autisti Atac Cambiamenti­M410. “Insieme a queste associazione possiamo provare a difendere il servizio pubblico a cui non tiene nemmeno Marino, sindaco di sinistra”. I mezzi pubblici romani, siamo certi, oggi registreranno altri disservizi, il maltempo che si è abbattuto sulla Capitale ha portato questa mattina alla chiusura di bene tre stazioni dellaMetropolitana A (Flaminio, Lepanto e Ottaviano) con una conseguente congestione del traffico.

Irene Buscemi

Link all’articolo

Le iniziative legali che intraprendiamo

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  • un’azione popolare ( vedi scheda),
  • la denuncia alla Corte dei Conti (a tale proposito richiederemo un incontro con la Procura di detta Corte),
  • la costituzione di parte civile da parte di cittadini/utenti,
  • un’azione penale

chiediamo

  • l’affido di verifiche – riguardanti le gestioni ATAC dal 2004 al 2013 (vedi contratto servizio sempre prorogato) – a soggetti esterni sia all’Amministrazione che all’azienda ovvero a persone di specchiata moralità, senza conflitti d’interesse e scelti con procedure ad evidenza pubblica per mettere fine all’immorale e dannosa commistione tra controllore e controllato
  • i dati su stipendi e premi di produzione dei dirigenti ATAC
  • i pareri sulle assunzioni fatti dalle azienda che hanno svolto le selezioni per parentopoli
  • il sequestro conservativo delle liquidazioni di dirigenti e managers sotto inchiesta
  • la riconversione degli assunti di parentopoli nelle funzioni di autisti controllori e manutentori inseriti nei ruoli amministrativi. Costi per ATAC x mediamente 35 anni (fino alla pensione) non attualizzati 350 milioni di euro.

riteniamo

che l’accordo sindacale per assunzione di 350 nuovi autisti debba essere sospeso perché non rimuove lo scandalo delle assunzioni di personale amministrativo e dirigenziale su cui c’è l’inchiesta parentopoli in quanto aggiungono ulteriori costi gestionali che pagano i cittadini romani. A peso circa milione di euro annui. Solo dopo la riconversione potranno essere valutate le reali necessità.

A Fronte di perdite di 1 miliardo e 600 milioni riportati dall’inchiesta Corriere della Sera accumulati negli ultimi 10 anni dalle Dirigenze ATAC

ci domandiamo

in tutti questi anni che cosa hanno controllato:

  • il Ragioniere Generale?
  • il Segretario Generale?
  • il Collegio dei Sindaci?
  • il Collegio dei Revisori?

Vista la totale mancanza di trasparenza relativa alle lettere inviate (vedi allegati) all’assessore Improta nonostante ns. ripetute richieste e agli accessi agli atti (vedi in allegato) inaccettabili delle aziende ATAC e COTRAL.

Coordinamento Associazioni per un trasporto pubblico locale efficiente

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