Mafia Capitale, sequestrato a Diotallevi un tesoro da 25 milioni

maggio 23, 2015
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Giulio De Santis (da roma.corriere)

L’uomo è stato per anni sospettato di far parte della Banda della Magliana: fra i beni 2 cantieri navali a Fiumicino, immobili e soprattutto la splendida casa a Fontana di Trevi.

La mattina di giovedì 21 maggio si è chiusa per sempre la storia imprenditoriale di Ernesto Diotallevi, figura enigmatica che ha superato indenne trent’anni di accuse a partire dal coinvolgimento nella banda della Magliana. Ieri mattina i finanzieri del Gico – eseguendo un provvedimento della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Roma su richiesta dei pm Paolo Ielo, Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini – hanno confiscato il tesoro del 69enne romano che perde in modo irreversibile una fortuna valutata circa 25 milioni di euro. Un patrimonio sterminato ma messo insieme con sistemi illeciti da quando adolescente cominciò a lavorare come facchino fino a rimanere impigliato lo scorso dicembre nell’inchiesta «Mafia Capitale».

La casa all’asta

«Sono sempre stato uno svelto a fare affari, perché metto in contatto persone diverse con interessi convergenti» spiega di se stesso Diotallevi in una delle intercettazioni agli atti dell’indagine sul «Mondo di mezzo» dove il padrone è «er cecato» Massimo Carminati. Nel portafogli sottratto dalle Fiamme gialle all’indagato ci sono opere d’arte, quote societarie, un hotel a Fiuggi, due cantieri navali a Fiumicino, immobili tra la Sardegna e la Corsica e soprattutto la splendida casa a Fontana di Trevi, per anni simbolo del potere di Diotallevi. La prima conseguenza del provvedimento sarà la riassegnazione dell’abitazione nel centro di Roma che avrà un nuovo proprietario attraverso un’asta immobiliare. Lo stesso iter giudiziario è previsto per le opere d’arte ma anche per il complesso turistico di Olbia. Il destino dei cantieri navali di Fiumicino è già stato deciso con l’assegnazione della continuazione dei lavori a due imprese locali, che hanno superato le verifiche imposte dalla procura sulla trasparenza degli assetti societari.

Il declino

Il declino dell’uomo, sospettato in passato di aver fatto parte della Banda della Magliana, è cominciato nel settembre del 2013 quando venne disposto il sequestro preventivo dei beni dell’imprenditore dal Tribunale di Roma come chiesto dalla direzione distrettuale antimafia. A motivazione del provvedimento i giudici scrissero che da lungo tempo l’anomala attività di Diotallevi era cristallizzata «negli atti processuali di numerose inchieste, che hanno evidenziato l’illecito accumulo di grossi proventi che sarebbero tuttora nella sua disponibilità». Da quel momento tutti i ricorsi tentati per rientrare in possesso dei beni sono stati persi.

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