ALLAGAMENTI E RISCHIO ESONDAZIONE NELLA CAPITALE: ANCORA UNA VOLTA…

febbraio 5, 2014
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Grazie alle pressioni del Comitato di quartiere del Flaminio è stato realizzato il muretto di sponda nell’area a rischio esondazione di Ponte Milvio. In una regione dove gli ampliamenti del “Piano casa” sono consentiti  anche nelle fasce di rispetto dei fiumi   e in un paese in cui si investe in autostrade e  alta velocità senza preoccuparsi della messa in sicurezza del territorio, l’unica difesa è la mobilitazione dei cittadini…

Ancora una volta  Roma si trova  nell’acqua, e ancora una volta per alcune zone della Capitale l’allagamento è stato disastroso. Senza andare tanto lontano nel tempo[1] basta ricordare gli ultimi 5 anni:

  •  dicembre 2008 , a causa del rischio di esondazione del Tevere, nell’area di Ponte Milvio si mobilita la Protezione Civile:  accorre il Sindaco Alemanno e  le immagini delle trincee  di sacchetti di sabbia vicino al ponte romano fanno il giro delle televisioni di tutto il mondo[2]
  •  7 maggio 2010: è attesa una piccola “ondata di piena”
  • 20 ottobre 2011:  un immigrato cingalese di 32 anni  annega nel suo scantinato invaso da 3 metri d’acqua all’Infernetto, quartiere a sud della Capitale.
  • 14 novembre  2012: Tevere sorvegliato speciale, la piena oltre i livelli del 2008 [3]

Ancora una volta si torna a parlare della necessità della prevenzione e  della manutenzione per la messa in sicurezza del territorio, dell’impermeabilizzazione dei suoli e soprattutto delle costruzioni sorte in aree a rischio esondazione[4]. Così oggi tutti si ricordano ancora una volta che intere borgate romane sono a fortissimo pericolo di allagamento: case abusive ma soprattutto edifici che hanno ottenuto regolari autorizzazioni a  costruire. Sono decine di anni che questo accade e che non interviene mai nessuno[5].

L’assessore alla Trasformazione Urbana Caudo ha assicurato che non saranno dati permessi di costruire in aree esondabili e che “di concerto con il Consorzio di Bonifca del Tevere e con l’Autorità  di Bacino è stato deciso dalla nuova amministrazione di non concedere  condoni nelle aree a rischio”[6], in particolare per le aree dell’entroterra di Ostia, Acilia, Infernetto e Axa.”

Ma a fronte di ogni scelta di buon senso c’è un florilegio di provvedimenti che sembrano andare nella direzione opposta: per un pelo il ritiro del cosiddetto “Decreto Salva-Roma” ha impedito il proliferare di strutture provvisorie sulle aree demaniali lungo le spiagge, i fiumi e i laghi per tutta la durata delle concessioni[7].

 

Ma  il cosiddetto “Piano Casa” della Polverini, tuttora vigente nel Lazio,  ha sforbiciato il precedente Piano Marrazzo che specificava che gli ampliamenti di cubature edilizie non potevano essere applicate “nelle fasce di rispetto dei territori costieri e dei territori contermini ai laghi (…) nonché nelle fasce di rispetto delle acque interne”, riducendo il limite ai soli   “edifici situati nelle aree del demanio marittimo”[8]. E’ così è rimasto anche nell’attuale versione approvata dallaGiunta Zingaretti, che speriamo, dopo le ultime vicende, vorrà correre ai ripari ed escludere dal Piano le aree vicino ai fiumi.

Ma soprattutto colpisce che, nonostante i ricorrenti e accorati appelli di tutto il mondo politico all’indomani dei disastri, nella recente legge di Stabilità, in un paese ad alto dissesto idrogeologico e rischio sismico, per il 2014 siano stati previsti per interventi sul territorio solo 30 milioni[9]. Mentre  ancora due giorni fa il ministro Lupi dichairava che “i problemi non sono i soldi, ma che quelli che ci sono non si spendono o si spendono male, e così le opere programmate rimangono sulla carta[10]” Opere che riguardano ben poco la messa in sicurezza del territorio e molto infrastrutture supercostose come le autostrade[11], tra cui il Corridoio Tirrenico meridionale A12 – Appia e bretella autostradale Cisterna Valmontone, fortemente avversato dai comitati locali, che costerà – da solo –  ben 3 miliardi di euro [12]. E se qualche risorsa è stata destinata ai Comuni dal decreto,  con il Programma “6000 campanili“, che prevede finanziamenti per 100 milioni di euro,  si  scopre che nella graduatoria dei primi 115 progetti presentati, solo 6 riguardano la salvaguardia del territorio[13]. Come se il proprietario di una casa che rischia di crollare  decidesse di investire nella tinteggiatura delle pareti o nella vasca con  idromassaggio.

L’unica possibilità per la tutela del territorio e la tutela dei suoi abitanti è la vigilanza attiva dei cittadini.

Sono passati quasi due anni da quando come Cittadinanzattiva Flaminio e Comitati NO PUP chiedemmo un’audizione alla Commissione Sicurezza di Roma Capitale per andare a raccontare che il nostro quartiere  è l’unica area urbana – insieme a un tratto dall’altro lato del Tevere – classificato dal PAI,  Piano di Assetto Idrogeologico[14], a  rischio  R3, cioè ad alto  rischio esondazione. In quell’occasione facemmo presente che fin dal 2009  il  Dipartimento per la Protezione Civile e il Presidente della Regione Lazio avevano inserito   nel “Piano generale di interventi indifferibili e relative risorse finanziarie” l’intervento “L6:Realizzazione del muretto di sponda di sinistra del Fiume Tevere nel tratto a monte di Ponte Milvio”, ma che adistanza di  tre anni del muretto non c’era traccia, mentre progredivano le procedure per la realizzazione di parcheggi interrati, in un’area dove non avrebbero potuto essere realizzati [15]. Lì per lì il rappresentante dell’ARDIS minimizzò il rischio, ma pochi mesi dopo cominciarono i lavori di una barriera in muratura ricoperta di travertino – non molto alta in verità, circa 1,20 mt – che si estende da Ponte Milvio al Ponte Flaminio, e che oggi è praticamente ultimata.

Una volta tanto  si è corso ai ripari in tempo, ma – ci teniamo a ribadirlo – solo per la testardaggine dei cittadini e del comitato di quartiere.

ITALIA NOSTRA ROMA  COMUNICATO STAMPA

Roma, 31.01.14

SINDACO MARINO FERMA LE DELIBERE PER NUOVO CEMENTO

METTI PRIMA ROMA CAPITALE IN SICUREZZA

La situazione è sempre più drammatica ad ogni nuovo nubifragio

Quello di oggi ci annuncia quanto accadrà prossimamente se non si interverrà subito a mettere in sicurezza Roma :quartieri interi sottacqua specie dove si sono costruiti abusivamente nelle aree a rischio,  stazioni della metro allagate, sottopassaggi pieni d’acqua dove possono affogare automobilisti incauti, frane dovunque, cantine invase e l’elenco potrebbe continuare.

In tanti anni si sono costruiti migliaia di metri cubi nelle aree di espansione sia del Tevere che dell’Aniene col silenzio complice  dell’Autorità di Bacino o addirittura col suo avvallo.

Comune, Provincia e Regione colpevolmente hanno voluto approvare, spesso in variante del PRG e delle tutele ambientali, continui interventi invasivi voluti dalla speculazione, interventi che era facile prevedere avrebbero portato Roma alla attuale situazione di vero e proprio disastro ambientale che peserà fortemente sulle finanze pubbliche.

Oggi, inoltre, è evidente che non è solo il problema di mettere in sicurezza il Tevere e l’Aniene con tutto il sistema idrogeologico dei loro affluenti, ma essendo andate sott’acqua anche  zone del Centro storico ( via dei Cerchi, via dei Fori Imperiali ecc) e aree di molti dei quartieri costruiti legalmente quello che non funziona più è l’obsoleto sistema fognante e quello relativo allo smaltimento delle acque piovane.

Si è continuato a costruire, costruire, costruire senza mettere mano, prima, a rendere funzionale ed efficiente tutto il sistema idrico.

Sindaco Marino, Italia Nostra le chiede di fermare le delibere già pronte e predisposte da Alemanno per fare costruire nuovi complessi edilizi ( alcuni in aree esondabili) e addirittura nuovi quartieri che aumenterebbero ancor più il dissesto in atto.

I cittadini hanno votato numerosi per lei perché volevano un vero cambiamento per la qualità della vita della loro città

Sindaco Marino metti subito in sicurezza questa povera  Capitale

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