Una cifra puramente approssimativa che comprende abbonamenti, corse doppie, varie tipologie di biglietti ed evasione, composta da coloro che viaggiano senza titolo e da coloro che acquistano biglietti falsi. Quest’ultima «opzione» è praticamente impossibile da contabilizzare in Atac, mentre fonti interne ne danno una stima di almeno 80 milioni di euro l’anno. Il dato che emerge dai conteggi, invece, è abbastanza chiaro. Ogni anno salgono sui mezzi Atac 1,2 miliardi di clienti (stima del Comune), a fronte di un ricavo per vendita di titoli di viaggio (ticket e 250 mila abbonamenti) di 249 milioni di euro (2012); a Milano l’Atm incassa 654 milioni dalla vendita dei ticket a fronte di poco più di 600 milioni di passeggeri. A gestire il monte dei titoli romani sono due società: la Claves (che si è sempre dichiarata estranea a qualsiasi coinvolgimento in atti illeciti) e la Expotel (società incaricata dei ritiro dei caricatori, finita al centro di un’inchiesta), al cui interno si sono avvicendati manager che erano della Erg, la prima società che cominciò a gestire la bigliettazione di Atac, oggi al centro di una maxinchiesta, in parte secretata. Ma sarebbe di questi giorni la notizia di una superperizia che avrebbe dimostrato non solo l’esistenza di biglietti falsi e biglietti autentici con gli stessi codici, autentici, ma anche disegnato una piramide di responsabilità, aprendo nuovi scenari. LA CHIAVE I CONTI «Il che significa che paradossalmente potremmo considerare viaggiatori senza biglietto – spiega Gianluca Donati della Cisl – il resto dei passeggeri trasportati con tutti i bus, tram e i treni Roma-Lido, Roma-Viterbo e Roma-Giardinetti». Ma ovviamente di questi conteggi, in Atac, non v’è traccia. La conferma arriva anche da alcuni dirigenti che spiegano «in Atac i bilanci sono sempre stati calcolati alla rovescia. Prima si quantificavano i biglietti venduti, poi venivano calcolati a seconda delle esigenze i passeggeri trasportati». IL PERCORSO Perché oltre alla politica che avrebbe pascolato alla mangiatoia, esistono responsabilità soggettive precise di manager e funzionari. Tra cui quelli che, con le loro dichiarazioni, hanno permesso agli investigatori della Finanza di risalire alle fonti produttive della documentazioni informatiche che consentivano la produzione di biglietti riconosciuti dalle obliteratrici come veri anche se non lo sono. Curioso che negli ultimi mesi, dopo il pressing mediatico sulla vicenda, rivenditori e macchinette, siano rimasti spesso a corto di ticket.
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