Ragazze bulle

novembre 4, 2012
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Il bullismo femminile è un fenomeno solo recentemente divenuto oggetto di attenzione clinica e mediatica. I ragazzi però lo conoscono bene: secondo alcuni dati resi noti dalla Società Italiana di pediatria, il 64,3% delle ragazze e il 46,4% dei ragazzi affermano che i bulli sono ugualmente maschi e femmine. Ciò che cambia è il modo di essere “bullo”.

In generale, a differenza del bullismo maschile, il bullismo al femminile si manifesta in maniera più subdola perchè è meno basato sullo scontro fisico e maggiormente caratterizzato dall’uso “violento” dell’interazione verbale al fine di umiliare la vittima ed escluderla dal gruppo.

L’espressione del bullismo femminile si basa su dinamiche di predominanza e prevaricazione sull’altro, può palesarsi con minacce, anche via sms, con pretese di aiuto, con la persecuzione, con la diffusione di notizie false e pettegolezzi infondati, con la derisione pubblica per la goffagine della vittima.
Generalemente gli episodi si verificano durante la ricreazione o in momenti in cui l’insegnante non è presente o nel tragitto verso scuola, o sull’autobus.

Il movente principale della bulla è la gelosia, o peggio, l’invidia. Di solito la “bulla” si atteggia come una regina circondata da un certo numero di amiche, accuratamente selezionate da lei stessa, che maltrattano, respingono ed escludono la vittima non gradita.
Le vittime generalmente sono soggetti molto sensibili e calmi, diligenti, più deboli dal punto di vista fisico, insicuri e se vengono “attaccati” reagiscono piangendo e chiudendosi in sè stessi. Benchè il comportamento della “bulla” sia molto meno evidente di quello del bullo maschio, e proprio per questo più difficile da identificare, esso può determinare nella vittima conseguenze molto più gravi sotto il profilo psicologico.

Particolarmente interessante appare la differenziazione emergente fra bulle del Sud-Italia e bulle settentronali. Le bulle meridionali tipicamente respirano violenza in casa e vengono da famiglie povere e disagiate, spesso hanno fratelli o padri con precedenti penali. Di solito incassano l’appoggio genitoriale quando gli insegnanti tentano di porre un freno al loro comportamento. Inoltre al Sud le “ragazze terribili” sembrano covare odio sociale nei confronti delle loro coetanee acqua e sapone.

Al Nord invece molti casi di bullismo hanno come protagoniste ragazze “bene”, con genitori istruiti e una posizione sociale medio-alta. Le bulle sono per lo più ragazze con una famiglia “normale”, che non hanno vissuto esperienze dolorose tra le pareti domestiche e che si nascondono dietro ad un impeccabile look da “collegiale”.

Ma quali possono essere le cause dell’emersione o della maggior diffusione del bullismo al femminile?
E’ possibile ipotizzare che stia cambiando, nell’immaginario collettivo giovanile e adolescenziale, la figura della ragazza vincente. Vi si conforma una ragazza che fa parte del branco, che urla, che veste alla moda, che si comporta come una donna adulta, che ha il potere di controllare eventi e persone più fragili, che non conosce e riconosce il valore della diversità, ma che al contrario promuove l’omologazione e che può decidere chi includere o escludere dalla propria cerchia.

Si sta lavorando molto per combattere questo fenomeno, ma si deve fare di più. Nelle scuole sono stati creati progetti antibullismo molto adeguati e utili che prevedono, oltre al coinvolgimento dei ragazzi, anche quello diretto dei genitori.
Francesca Crovasce (www.cafepsicologico.it)

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