Progetto di riforma modifiche bicameralismo e Titolo V Costituzione

marzo 14, 2014
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Il 12 marzo 2014 il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha presentato in Conferenza Stampa a Palazzo Chigi il Disegno di legge costituzionale “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte seconda della Costituzione”.

Per discutere la riforma costituzionale, ha spiegato Renzi, “diamo 15 giorni” al confronto, “poi lo portiamo in Parlamento”. Le riforme possono essere completate, dice il ministro Maria Elena Boschi, “entro la fine del 2015″.
Quindi la riforma del bicameralismo e del titolo V compaiono in un unico testo.
Il Senato viene trasformato in un’Assemblea delle autonomie, che “rappresenta le istituzioni territoriali” ma non ha piu’ il potere di dare o togliere la fiducia al governo. L’Assemblea e’ composta dai presidenti di Regione, da due membri eletti dai Consigli regionali tra i propri componenti e da tre sindaci eletti da un’assemblea dei sindaci di ciascuna Regione (in un primo momento si ipotizzava la partecipazione di tutti i sindaci delle citta’ capoluogo).
Le modalita’ di elezione le decide, con legge, la Camera. Il mandato di ciascuno finisce allo scadere dell’incarico negli enti locali.
Il presidente della Repubblica puo’ inoltre nominare 21 cittadini che abbiano illustrato la patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Costoro durano in carica sette anni.
I presidenti della Repubblica alla scadenza del mandato diventano non piu’ senatori, ma deputati a vita.
Il bicameralismo paritario sopravvive solo per le leggi costituzionali, che sono approvate “collettivamente” dalle due Camere. Tutte le altre leggi vengono trasmesse da Montecitorio all’Assemblea delle autonomie, che “entro dieci giorni”, puo’ decidere di esaminarlo ed entro trenta giorni emanare un parere: alla Camera spetta comunque l’ultima parola.
L’Assemblea delle autonomie partecipa all’elezione del presidente della Repubblica e ha inoltre una “funzione di raccordo tra Stato e Regioni”, si occupa di atti dell’Unione europea, “svolge attivita’ di verifica dell’attuazione delle leggi dello Stato e di valutazione dell’impatto delle politiche pubbliche sul territorio”.
La riforma cancella dalla Costituzione e abolisce cosi’ definitivamente le Province. Viene abolito anche il Cnel, Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro.
Dal titolo V della Carta viene eliminata la legislazione concorrente tra lo Stato e le Regioni. Alle materie di competenza legislativa esclusiva dello Stato si aggiungono, tra le altre: il sistema nazionale della protezione civile; l’ordinamento scolastico, l’universita’ e la ricerca; il lavoro; il governo del territorio; la produzione, il trasporto e la distruzione nazionali dell’energia; le grandi reti di trasporto.
Per “esigenze di tutela dell’unita’ giuridica o economica della Repubblica o di realizzazione di riforme economico-sociali di interesse nazionali”, la legge dello Stato puo’ intervenire in materie di competenza regionale. Con legge, puo’ essere delegata dallo Stato alle Regioni la competenza legislativa in alcune materie, anche per un tempo limitato.
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