I CASALESI HANNO IN MANO IL BUSINESS DEI VIDEOPOKER NEL LAZIO ED IN CAMPANIA CON REGOLARI AUTORIZZAZIONI

gennaio 12, 2014
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OPERAZIONE DELLA GUARDIA DI FINANZA DELLA CAPITALE. CENTINAIA DI MACCHINETTE MANGIASOLDI IMPOSTE IN MOLTI LOCALI. 15 ARRESTI E SEQUESTRI PER 30 MILIONI DI EURO. LE ACCUSE VANNO DALL’ASSOCIAZIONE MAFIOSA A ESTORSIONE

Un’operazione anticamorra nei confronti di persone ritenute affiliate o legate a clan dei Casalesi è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Roma a conclusione di un’indagine coordinata dai magistrati della Procura della Repubblica di Napoli – Direzione distrettuale antimafia. Due ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Gip del Tribunale di Napoli, sono state eseguite nei confronti di 15 persone. Inoltre, sequestrati beni mobili e immobili, società e disponibilità finanziarie, per un valore stimato pari a circa 30 milioni di euro. Nel mirino degli investigatori il giro delle slot machine e quello delle scommesse in Campania, a Roma e in altri centri del Lazio.

Le accuse vanno dall’associazione mafiosa al trasferimento fraudolento di beni, usura, estorsione, illecita concorrenza con minaccia e violenza, detenzione illegale di armi, delitti aggravati dalla finalità di agevolare l’associazione mafiosa e dalla metodologia mafiosa dell’azione. Le indagini – condotte dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza, Gico (Gruppo investigazione criminalità organizzata) e dirette dalla Dda di Napoli – hanno consentito di raccogliere un quadro indiziario che gli investigatori definiscono “grave” e tale da consentire di ritenere come il sodalizio dei Casalesi, partendo dalla provincia di Caserta, fosse riuscito a garantirsi, con la forza dell’intimidazione mafiosa, la gestione monopolistica e violenta del settore della produzione, installazione, distribuzione e noleggio delle cosiddette “macchinette mangiasoldi”, nonché l’esercizio organizzato delle scommesse e del gioco, non solo in Campania, ma anche nel Lazio e in alcuni quartieri della città di Roma.

“Il giro d’affari era milionario, il metodo molto semplice: imporre a bar e locali del litorale romano, grazie alla complicità delle ditte di distribuzione all’ingrosso, le slot regolarmente collegate alla rete dei Monopoli di Stato”, commenta Gerardo Mastrodomenico, tenente colonnello del del G.I.C.O. della Guardia di finanza, spiegando il blitz che ha portato all’arresto di 15 persone e al sequestro di beni per oltre 30 milioni di euro. “Stiamo ancora facendo gli accertamenti necessari per capire la distribuzione territoriale e i numeri effettivi, ma le macchine sono sicuramente diverse centinaia” dice Mastrodomenico ad Agipronews.

“Parte tutto dal 2003, quando a Mario Iovine, affiliato ai Casalesi e detto ’Rififì’, viene imposto l’obbligo di soggiorno ad Acilia: qui ricrea la esperienze criminali precedenti e ricostruisce un’organizzazione autonoma che però mantiene contatti con il vecchio clan e crea nuovi collegamenti con la criminalità locale – continua il tenente colonnello –  La banda, che dopo l’arresto di Iovine nel 2008 diventa completamente autonoma, riesce a prendere il controllo delle società che distribuiscono all’ingrosso le macchine ai locali: realtà solide, se pensiamo che una di queste dichiara un fatturato annuo di 13 milioni di euro”. Adesso i soggetti tratti in arresto dovranno essere sentiti “dal Gip di Napoli, l’azione giudiziaria sarà condotta in coordinamento con gli inquirenti di Roma” conclude Mastrodomenico.

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