Teatro Valle occupato, entro un mese il ‘bando’ per il direttore artistico

novembre 12, 2013
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Procede a tappe forzate la corsa verso la seconda vita della storica sala. Per individuarlo, gli addetti ai lavori scriveranno una sorta di “call artistica”, che disegnerà l’identikit ideale

Quattro giorni per il primo incontro pubblico anti-monopolio della Siae; qualche settimana per l’avvio dei gruppi di lavoro sul foundraising, la comunicazione, la promozione e le attività tecniche; poco più per attivare una sorta di “banca del tempo” in cui offrire manodopera o ospitalità a casa propria degli artisti; un mese, massimo due, per il via libera prefettizio allo statuto che sancirebbe il riconoscimento giuridico della Fondazione; ed entro Natale il primo incontro in cui stilare le linee guide per la futura direzione artistica.
Procede a tappe forzate la corsa verso la seconda vita del Teatro Valle occupato. Quella, insomma, in cui a prendere ogni decisione saranno i “soci comunardi” riuniti in assemblea che nomineranno un consiglio di 12 persone in carica per due anni con una turnazione interna, che a sua volta sceglierà un direttore artistico (“o una direttrice o un collettivo di direttori”) a tempo determinato. Per individuarlo, “valligiani” e addetti ai lavori scriveranno una sorta di “bando” pubblico, una “call artistica”, che disegnerà l’identikit ideale. “L’attuale programmazione del teatro è l’ultima dell’occupazione, dalla prossima stagione il direttore artistico avrà piena autonomia nelle scelte pur continuando a confrontarsi con la comunità del Valle” spiegano gli occupanti nella prima assemblea pubblica con un centinaio di cittadini dopo la presentazione dello statuto.
Tra i criteri anche quelli che hanno sin qui dettato l’agenda di palco della sala: vocazione politica e condivisione del progetto da cui è nato il presidio dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo, pluralità delle forme artistiche e delle poetiche da portare in scena. Per vivere il Valle ha già in cassa 13mila euro: un fondo che verrà rifinanziato dai soci, dai proventi degli spettacoli e da altre attività. Il patrimonio del Valle, oltre a quello immateriale di competenze e saperi acquisiti inserito per la prima volta in uno statuto giuridico, si poggia invece su 130mila euro bloccati a cui attingere solo nel caso in cui la Fondazione finisse male e in 68mila euro di opere donate dagli artisti.
Dai pranzi della domenica alla selezione di film, dalla radio ai dibattiti, le attività non mancano, ma il vero scoglio è il sì della prefettura. Entro il 14 gennaio dagli uffici di palazzo Valentini potrebbe arrivare la richiesta di ulteriore documentazione che testimoni lo scopo sociale della Fondazione Teatro Valle Bene Comune e la copertura economica del progetto. I comunardi avranno poi un mese e una sola chance per riparare alle obiezioni. “Non abbiamo deciso semplicemente di sottoporci a un giudizio, ma poniamo una questione politica” dicono. Nello statuto, nero su bianco, c’è il riconoscimento di una sperimentazione artistica durata due anni in regime di occupazione e l’affermazione della necessità di salvaguardare i “beni comuni”, un’istituzione ancora assente nel sistema giuridico italiano alla cui definizione lavora, da un anno a questa parte, la Costituente istituita da Stefano Rodotà.

di VIOLA GIANNOLI

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