Europa: chance o handicap?

ottobre 31, 2013
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E’ cominciata la partita delle elezioni europee e, soprattutto a destra, si delineano le strategie.
Segnali preoccupanti mettendo in fila due editoriali di Vittorio Feltri sul Giornale:
30/10/13: Paese stufo dell’euro: Berlusconi e Grillo nuova maggioranza: “Ci domandiamo perché Berlusconi e Grillo non si alleino (…) conducendo insieme una lotta finalizzata alla riconquista italiana della sovranità nazionale e del diritto di battere moneta”
31/10/13: L’Europa degli imbecilli che ci dà lezioni sul wc: “stabilire per decreto la quantità di acqua da erogarsi negli orinatoi (meno di mezzo litro) e nei water (cinque litri e non di più). (…) incomprensibili quasi come le quote latte.”
Dall’altra parte, rinchiusi nei propri recinti ombelicali, non s’ode battito di ciglia. Per fortuna soccorre, come sempre più accade, quella parte della società civile che Paul Ginsborg definì “ceto medio riflessivo” e che a mò più globalizzato potremmo riconoscere come “società della conoscenza”. Essa c’indica alcune linee di riflessione teoriche, economiche e – finalmente – operative:
nell’ordine:
– Alain Touraine propone un’interessante analisi sulla fine della società. Non parafrasando per niente la poco felice “fine della storia” di Fukuyama, propone alla riflessione il tema che il passaggio dal capitalismo produttivo al capitalismo finanziario genera un annichilamento del sociale. Si pone illuministicamente l’obiettivo di uscire da questa perdita con la proposta del passaggio dalla relazione con l’altro alla relazione con se stessi. Ritrova in questa scoperta la ragione della centralità dei diritti che, per Touraine, “stanno al di sopra delle leggi”. Il sociologo francese ricorda come esempio della sua analisi “la condizione femminile che è diventata uno degli elementi determinanti per valutare il grado di sviluppo di una società.”
– La Fondazione per le qualità italiane Symbola insieme a Unioncamere e alla Fondazione Edison presenta nel suo Manifesto “Oltre la crisi l’Italia deve fare l’Italia” un rapporto da cui evince che:
* la green economy ha tre milioni di occupati,
* 328 mila aziende hanno investito per risparmiare energia e limitare l’impatto ambientale,
* tali aziende nel 2013 hanno operato il 38% delle assunzioni,
* il 42% delle aziende che ha fatto eco-investimenti esporta.
– Il Ministero dei Beni Culturali sta lavorando per alleggerire il corpo centrale delle sue strutture rafforzando quelle periferiche che non riescono quasi, per personale carente e anziano (età media 55 anni), ad esercitare l’essenziale tutela del territorio e pianificazione paesaggistica riducendosi sempre più a sole funzioni burocratiche.
Se, impropriamente ma muniti del sempre più scarso “ottimismo della ragione”, uniamo queste tre “buone nuove” abbiamo già un primo scheletro di quello spirito di Europa 2020 che, ben aldilà di piccoli calcoli elettorali, dovrebbe pervadere il Paese.
Tommaso Capezzone

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