L’ Antitrust spinge l’ Atac verso il fallimento

maggio 9, 2013
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A febbraio il parere, durissimo, con il quale l’ Antitrust ha sonoramente bocciato la delibera comunale sull’ affidamento in house del trasporto pubblico locale. Ora il ricorso al Tar del Lazio per ottenere l’ annullamento di quel provvedimento, approvato il 15 novembre 2012, con cui l’ assemblea capitolina aveva consegnato all’ Atac le chiavi della gestione del servizio di autobus e delle linee metropolitane dal primo gennaio di quest’ anno al 2019. Un colpo durissimo per l’ azienda di Via Prenestina, che potrebbe addirittura correre il rischio, se la delibera dovesse essere annullata, di finire in bancarotta. La decisione dell’ Autorità garante della concorrenza e del mercato di ricorrere ai magistrati amministrativi, infatti, crea un’ incertezza tale sulle entrate derivanti dal contratto di servizio con Roma Capitale da compromettere il già precario rapporto tra l’ Atac e le banche. Le quali potrebbero ora negare il loro aiuto e mettere in forse la maxioperazione di ristrutturazione del debito che i manager dell’ azienda stanno faticosamente tentando da mesi. Eppure, lo scontro tra authority e Campidoglio era evitabile. Tre mesi fa l’ Antitrust aveva messo nel mirino l’ affidamento del trasporto pubblico ad Atac, lasciando al Comune 60 giorni di tempo per rimuovere le violazioni della concorrenza rilevate dal garante. Ma, visto il ricorso al Tar, la richiesta sembra essere rimasta solo sulla carta. Nel parere di febbraio inviato al sindaco Alemanno dal presidente dell’ Antitrust, Giovanni Pitruzzella, si spiegava come il contratto di stipulato con l’ azienda in house fosse in conflitto con la normativa comunitaria sotto due profili. Prima di tutto, perché ignorerebbe i parametri della cosiddetta “liberalizzazione minima”. In caso di affidamento diretto a un’ azienda controllata, infatti, l’ amministrazione deve preparare anche un bando di gara per concedere ai privati almeno il 10 per cento dei servizi accessori. Ora, è vero che un gestore privato opera già sulle linee periferiche della città, ma quella gara e il nuovo contratto di servizio avrebbero dovuto vedere la luce contemporaneamente, mentre Roma Tpl si è aggiudicata la gestione delle linee bus periferiche ben quattro anni fa. Più in generale, poi, nel suo parere l’ Antitrust sottolinea che l’ Atac potrebbe aver ottenuto “un indebito vantaggio che può falsare la concorrenza”. Nella delibera del Consiglio comunale, infatti, non sono stabiliti con adeguata trasparenza i compensi relativi ai tanti diversi servizi affidati all’ azienda controllata. Nel contratto rientrano la gestione di tutte le linee bus, filobus e tram della città, le linee A, B, B1 e la futura tratta C della metropolitana, la gestione dei parcheggi di interscambio e delle strisce blu, il servizio di biglietteria e quello di controllo dei titoli di viaggio anche sulla rete periferica gestita da Roma Tpl. Ma, scrive Pitruzzella, non ci sono “elementi per escludere che le compensazioni previste siano eccedenti rispetto a quanto necessario per coprire i costi”. In altre parole, Atac potrebbe aver incassato più del dovuto dal Comune. Finendo comunque per trovarsi con le casse vuote.
L. D’Albergo
La Repubblica

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