IL CASO Centrale del Latte, scontro sul futuro L’ allarme di sindacati e allevatori

aprile 30, 2013
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Avevano fatto fronte comune nel ’98 contro la privatizzazione. Adesso sono di nuovo dalla stessa parte della barricata, ma chiedono che nella nuova Centrale del Latte restituita (per ora) al Comune dal Tribunale ci sia comunque un “socio industriale forte”. Allevatori e sindacati, pur con posizioni e motivazioni differenti, sono preoccupati per il futuro della storica azienda capitolina. “La sentenza del Tribunale sana una situazione probabilmente illegittima. Tornare indietro però sarebbe un errore” dice Alessandro Salvadori, presidente della Cia (Confederazione degli agricoltori) del Lazio, contattato dal Corriere della Sera . E, ancora: “L’ idea di tornare a una Centrale del Latte di Roma sarebbe un errore. Con Parmalat la Centrale in questi anni ha raccolto il latte dei produttori locali, fino a 3500 quintali al giorno, e in molti periodi dell’ anno più della metà è finito con altri marchi su mercati esterni a Roma e al Lazio. Per questo credo che sia necessaria l’ apertura di un tavolo fra istituzioni e imprese per capire quale può essere il futuro dell’ azienda senza ridimensionarla”. La Cia, come del resto si era già espressa anche la Coldiretti, è pronta a sostenere un’ eventuale cordata di allevatori: “E’ giusto che i produttori entrino con una quota rilevante nella proprietà, ma deve anche esserci un socio industriale forte, che probabilmente non può più essere Parmalat visto come è cambiato il gruppo emiliano con l’ ingresso dei francesi. Però un partner industriale forte è necessario per salvaguardare i livelli di produzione, la qualità del prodotto e anche i livelli occupazionali”. Alessandro Salvadori sottolinea che “le dichiarazioni del sindaco Gianni Alemanno sembrano andare in questa direzione, ma non vorremmo che siano solo promesse elettorali, visto che già più di un anno fa ci aveva rassicurato ma da allora non è cambiato nulla”. “La sentenza non significa che la Centrale del Latte diventerà comunale” affermano invece in una nota Stefano Faiotto, segretario nazionale Fai-Cisl, Mauro Macchiesi, segretario nazionale Flai-Cgil, Tiziana Bocchi, segretario nazionale Uila-Uil. “Siamo, in realtà, di fronte, dal punto di vista della gestione aziendale, all’ ennesimo pasticcio all’ italiana che rischia di mettere in crisi l’ asset industriale dell’ impianto – scrivono ancora i sindacati -. Infatti, come ampiamente dimostrato, gli attuali equilibri produttivi della Centrale di Roma possono essere mantenuti solo nel perimetro del gruppo Parmalat, così come lo stesso piano finanziario della Parmalat non regge senza i risultati della Centrale”. Per questo, “se non si vogliono mettere in discussione centinaia d i posti di lavoro a Roma e negli altri stabilimenti, l’ unica strada è quella di ricercare una soluzione extra-giudiziale che salvi l’ attuale perimetro industriale di Parmalat e riconosca al comune di Roma il giusto risarcimento economico. Inoltre c’ è il rischio che sull’ area romana e laziale venga messa in crisi l’ intera filiera produttiva della regione, già fortemente ridimensionata negli ultimi anni”.

corriere.it

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