Un film di Niels Arden Oplev. Con Colin Farrell, NoomiRapace, Terrence Howard, Dominic Cooper, Isabelle Huppert.
Il gangster Alphonse (Howard) trova il cadavere di uno dei suoi uomini nella ghiacciaia:è l’ennesimo attentato alla gang e subito Victor ( Farrell) e Darcy ( Cooper), i più fedeli affiliati della banda, si mettono sulle tracce del misterioso assassino che lascia oscuri segnali per far capire ad Alphonse chi lo perseguita e perché . Victor che vive un’esistenza solitaria , ha una dirimpettaia che lo corteggia dalla finestra : è Beatrice (Rapace), una estetista parzialmente sfigurata da un’ incidente d’auto, che vive con la madre Valentine (Huppert); al primo appuntamento , Beatrice gli dice che lo ha visto uccidere lo scagnozzo di Alphonse e gli chiede , in cambio del proprio silenzio, di ammazzare l’uomo che, guidando ubriaco, le ha rovinato la vita . La iniziale, forzosa complicità fra i due si trasforma , via via, in un cauto sentimento e Victor rivela alla ragazza di essere, in realtà, un ingegnere ungherese a cui i killer di Alphonse hanno ucciso la moglie e la figlia. Quando l’amore per Beatrice sembra convincere l’uomo a desistere dalla vendetta, Alphonse, che è giunto alla verità, la rapisce e Victor da solo fa fuori tutta la banda.
Il danese Arden Oplev , dopo aver diretto “Uomini che odiano le donne” , si è trasferito a Los Angeles e questo ( dopo aver diretto alcuni episodi di “Unforgettable” ) è il suo primo film americano ; si è portato appresso la Rapace dandole un ruolo simile a quello della Lisbeth della serie di Stieg Larson, ha usato alcune icone in ruoli minori (oltre alla Huppert,ci sono Murray Abraham e Armand Assante ) ma non è sfuggito al pericolo di un ibrido americano-scandinavo : alle atmosfere plumbee si accompagnano due sparatorie degne della saga action “Die hard” , ma Farrell non è Bruce Willis e , soprattutto, la resa dei conti finale pecca di quel minimo di credibilità guascona che ha fatto di John Mcleod un amato supereroe.