Città in rovina – L’eterno dilemma del Borghetto Flaminio

dicembre 7, 2018
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piazza-della-marina-768x347 (da diarioromano).

Questa foto scattata durante uno dei temporali di ferragosto ha riportato l’attenzione su piazza della Marina e sul devastante degrado che la accompagna. Ma l’allagamento è solo la punta dell’iceberg di un problema antico di quest’area.

Il Borghetto Flaminio, infatti, è in abbandono da oltre 30 anni e il suo futuro resta incerto. E’ di questo che vogliamo occuparci oggi, convinti che se l’area del Borghetto trovasse una sua destinazione, i problemi dei dintorni si risolverebbero in automatico (a parte gli allagamenti frutto di una trascuratezza storica).

E’ dal 1995 che si susseguono idee e progetti per riqualificare la zona ma nessuno è mai stato approvato o realizzato. In quell’anno, infatti, fu bandito un concorso internazionale che raccolse diverse proposte, alcune molto suggestive, che non trovarono futuro. Il Piano Regolatore inserisce il Borghetto all’interno della città storica come “ambito di valorizzazione” e stabilisce alcuni principi fondamentali ai quali ci si dovrà attenere per qualsiasi progetto. In particolare:

  1. a) riprogettare il fronte sulla via Flaminia permettendo la vista di villa Strohl Fern ai pedoni di passaggio;
  2. b) definire un percorso pedonale che metta in relazione la strada con le aree verdi;
  3. c) demolire i manufatti abusivi che sono presenti in zona da anni.

Vediamo allora la situazione attuale, considerato che stiamo parlando di un’area dal pregiato valore archeologico e ambientale. Con lo sviluppo novecentesco della città, infatti, la via Flaminia assunse il ruolo di strada di collegamento con i nuovi quartieri e qui si decise di realizzare un deposito dei tram. Già da prima il Borghetto era stato scelto come sede di attività industriali e artigianali: l’Acea aveva lì una centrale elettrica mentre la disordinata crescita del traffico automobilistico nel secondo dopo guerra richiese la necessità di carrozzerie che scelsero l’area senza alcuna autorizzazione e da allora non si sono mai spostate. Ma pochi metri più indietro vi sono importanti resti di età romana e le pendici di una delle ville più belle di Roma, villa Strohl Fern, oggi di proprietà francese. Nella villa hanno lavorato importanti pittori del ‘900 tra i quali Francesco Trombadori e Carlo Levi.

Oggi tutto è coperto da graffiti e onduline. Uno spettacolo indegno di qualsiasi periferia africana.

Entrando all’interno dell’area, la scena non migliora. Vi sono due grandi spazi usati come parcheggio più o meno regolare e alcune attività artigianali non compatibili con il valore della zona.

L’unica parte con un minimo di manutenzione è quella affidata all’Università La Sapienza, dove la facoltà di architettura ha insediato alcune attività.

Ed è proprio La Sapienza l’unica ad avere certezza di quello che potrà realizzare nei prossimi mesi nel Borghetto. Grazie ad un finanziamento ottenuto dalla Banca Europea di Investimento, qui sorgerà il campus di architettura, con luoghi dedicati alle mostre, ai convegni non solo per gli studenti ma anche per i cittadini. I lavori dovrebbero iniziare nel 2019 e terminare entro il 2021 (fanno parte di un pacchetto di ristrutturazione che interessa anche la Città Universitaria).

Proseguendo poco più avanti, in direzione piazza del Popolo, troviamo il bel museo per i bambini Explora, un progetto voluto dall’amministrazione Veltroni che funziona e rappresenta l’unica isola di decoro in mezzo a tanto degrado.

E il resto dell’area? Cosa ne sarà? Impossibile rispondere a questa domanda. I progetti che si sono susseguiti sono talmente tanti che sarebbe difficile ricostruirli.

Quello più importante, degli anni 80, vi prevedeva la costruzione dell’Auditorium e la riqualificazione dell’intera zona. Ma la giunta Rutelli – grazie al lavoro del compianto architetto Ghio, uno dei principali consulenti urbanistici del Sindaco – preferì il Villaggio Olimpico.

Tonino Paris e Salvatore Dierna hanno riassunto alcune idee nel volume “Progetto per il Borghetto Flaminio a Roma: il passaggio dell’angelo“. Mentre Stefano Melis ha pubblicato il suo “Oltre il Borghetto Flaminio“, nel quale racconta dei concorsi di idee ai quali Melis ha anche partecipato. Per cui chi fosse interessato può approfondire con questi e altri volumi.

Ma resta aperto il tema del domani e del destino di questo magnifico pezzo di terra incastonato tra una villa storica e il Palazzo della Marina. L’unica ad aver sollevato la questione durante la campagna elettorale del 2016 è stata Cittadinanzattiva Flaminio che ha sottoposto un questionario a tutti i candidati al Municipio per conoscere il loro parere sul Borghetto. La proposta, avanzata da Cittadinanzattiva, è un percorso partecipato con i cittadini per stabilirne il futuro. Nel 2007 – si legge nell’elenco di richieste per il Flaminio – furono stanziati dei fondi dal Ministero delle Infrastrutture, destinati proprio a quest’area. Ma di quei fondi si sono perse le tracce.

Che l’attuale giunta riprenda in mano il dossier del Borghetto è utopia: l’amministrazione Raggi non riesce a far fronte neanche alla quotidianità, per cui risulta impossibile che si occupi di sviluppo. Ma purtroppo, così facendo, condanna Roma a restare ai margini per ancora molti anni a venire.

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