“Aboliamo il Comune di Roma”. Tocci choc: “Via Mafia Capitale”

luglio 8, 2015
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affaritaliani

Il senatore Pd, già vice di Rutelli e vero esperto di traffico, lancia una proposta che supera il possibile commissariamento per Mafia Capitale: “E’ una struttura troppo grande per governarla e troppo piccola per dare servizi”.

“Invece di sciogliere il Consiglio Comunale, è meglio abolire il Comune di Roma. Il malgoverno ne ha fatto esplodere le disfunzioni, ma era già da tempo una struttura amministrativa obsoleta. È insieme troppo grande e troppo piccola. È troppo grande per il governo di prossimità dei servizi ai cittadini e della vita di quartiere, ed è troppo piccola per il governo dei processi ormai dilagati a scala regionale, nella demografia, nell’economia, nei trasporti, nell’ambiente e nell’urbanistica. La dimensione locale dovrebbe essere affidata agli attuali Municipi, trasformandoli in Comuni metropolitani in grado di rispondere direttamente ai cittadini senza perdersi in rimpalli di competenze”. Lo scrive sul suo blog Walter Tocci, senatore Pd e già vicesindaco e assessore alla mobilità in Campidoglio dal 1993 al 2001 nella Giunta Rutelli.

“Sull’area vasta – prosegue – è tempo di creare una nuova istituzione, la Regione capitale per integrare tutte le competenze dell’attuale amministrazione capitolina e della costituenda Città Metropolitana, i poteri legislativi regionali e le funzioni conferite dallo Stato in base alla riserva di legge scritta in Costituzione. Una sola istituzione in relazione diretta con lo Stato, sarebbe un modello di governo semplice, autorevole e potente, proprio come Berlino che è una città, un Land e una capitale. Ho proposto questa riforma già da tempo e ora sviluppo l’argomento all’interno di un’analisi sul passato e sul futuro di Roma nel mio libro “Non si piange su una città coloniale”, pubblicato oggi anche in ebook dall’editore goWare e disponibile in parte in questo blog”.
“Mafia capitale – afferma il parlamentare – ha scoperchiato una profonda crisi di governo della città. La causa prima è nel fallimento della classe politica e in subordine anche degli apparati amministrativi. La nuova cornice istituzionale sarebbe l’occasione per progettare un’inedita forma di amministrazione locale, facendo tabula rasa dell’attuale assetto, eliminando tutte le incrostazioni e le inefficienze che hanno alimentato l’humus della corruzione. Non avrebbe alcun senso tornare a votare per gestire una macchina ormai logorata che non può più funzionare, chiunque la guidi. Sarebbe più saggio riformare il modello di governo e poi chiamare gli elettori a scegliere una nuova classe politica in grado di guidare non più il Comune ma la nuova istituzione della Regione capitale”.
“Si potrebbe definire – propone – una scadenza per le elezioni e nel frattempo avviare una fase costituente mediante un’intesa tra tutti gli attori istituzionali, lo Stato, la Regione Lazio, la Città Metropolitana e il Comune. Le forze politiche di maggioranza e di opposizione dovrebbero contribuire a definire il nuovo assetto di governo. Il dibattito politico uscirebbe dalle recriminazioni sul passato e dai conflitti quotidiani, per volgersi al futuro della città. Poi chi ha più filo tesserà più tela. A governare la Regione capitale sarà la classe politica che dimostrerà di saper guidare Roma verso una rinascita civile”.

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