Mafia Capitale: 222 «atti viziati» nel 2014, solo 2 sono stati annullati

luglio 7, 2015
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La regolarità amministrativa aveva segnalato oltre duecento «casi» anche nel 2013.

Nel 2014 gli atti controllati a campione sono stati 1.534, di questi ne sono risultati «viziati» 222: le irregolarità sanate sono state 4, le revoche 6, quelli «in attesa di definizione» sono stati 65, quelli dai quali si è avuta una «risposta con chiarimenti» 145. Gli atti annullati, alla fine, sono stati 2. Del 2013 manca il dato delle «conseguenze» ma anche qui il risultato è simile: sia perché il controllo ha riguardato, come nel 2014, la quasi totalità delle somme erogate sia perché i risultati sono stati simili, con 210 «atti controllati viziati». C’è un altro dato: gli atti ritenuti «viziati» dal Campidoglio hanno riguardato in buona parte quei settori (Casa, Verde, Sociale) finiti poi nel ciclone dell’inchiesta Mafia Capitale.

Giunte sotto esame

E dunque anche nell’era che precede l’arrivo in Campidoglio del magistrato antimafia Alfonso Sabella esisteva un sistema di controllo amministrativo interno al Comune (decreto legge Monti del 2012) per verificare che gli atti fossero in regola: prima di Sabella, però, i risultati ottenuti dai controlli – nel 2013 e nel 2014 – sono quelli qui raccontati. E dei quali – è lecito supporre – si occuperà anche il prefetto Franco Gabrielli nella sua relazione ad Alfano, attesa per la prossima settimana. Anche perché dentro l’inchiesta Mafia Capitale sono finiti proprio atti dirigenziali, proroghe illegittime, affidamenti diretti. Vero che l’inchiesta si è concentrata soprattutto su quanto accaduto con Gianni Alemanno sindaco (ora indagato per associazione mafiosa, in carica fino al 2013) ma ha toccato anche l’amministrazione attuale, con gli arresti dell’ex presidente del Consiglio Mirko Coratti e dell’ex assessore alla Casa Daniele Ozzimo.

I controlli effettuati

Adesso – grazie ai documenti relativi ai controlli del Campidoglio qui raccontati – si scopre che, in effetti, esistevano dei meccanismi interni al Comune in grado di far intuire che qualcosa non tornasse. Per fare un esempio: a scorrere gli atti «viziati» è possibile notare che molti riguardassero proprio quei settori poi in qualche modo tirati in ballo dall’inchiesta. Esattamente: 58 riguardavano il dipartimento Politiche sociali, 21 quello delle Politiche abitative, 20 il Patrimonio, 15 la Manutenzione urbana, 11 l’Ambiente e 8 il municipio di Ostia. Di certo oggi non sorprende la fotografia scattata da Raffaele Cantone (Anticorruzione) al Comune di Roma nel periodo 2011-2014: affidamenti diretti allo stesso soggetto, frequente ricorso per gli appalti alle cooperative sociali con importi superiori alla soglia, mancata rotazione di imprese e dirigenti, con evidenti «profili di non rispondenza alle previsioni normative e regolamentari» e con un «generalizzato e indiscriminato ricorso alle procedure negoziate al di fuori dei presupposti normativamente richiesti». I controlli effettuati dal Campidoglio hanno invece riguardato la quasi totalità delle spese: nel 2013 «il campione esaminato – scrive il Comune – può definirsi oltremodo rilevante in quanto esprime l’89% delle somme degli impegni di spesa di tutte le determinazioni dirigenziali con rilevanza contabile». Nell’anno successivo si arriva al 96 per cento. Il controllo «successivo» di «regolarità amministrativa» ha riguardato 1343 atti nel 2013 e 1534 nel 2014.

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