Memoria del CILD per il palazzo gratis a Fondazione ‘amica’ di Alemanno

dicembre 29, 2014
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L’Udienza è fissata al 9 gennaio 2015

TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE PER IL LAZIO
Sezione II – Ricorso n.8287/14
Udienza pubblica del 09.01.2015
MEMORIA DI REPLICA EX ART. 73 C.P.A.
Per il CILD – Centro di Iniziativa per la Legalità Democratica, in persona del legale rappresentante p.t. sig. Saverio Galeota, e per il Comitato per il progetto urbano San Lorenzo e la salvaguardia del territorio in persona del legale rappresentante p.t. Giannina Grecco, rappresentati e difesi dagli avv.ti Giuseppe Mastrangelo e Stefano Rossi
– Intervenienti ad opponendum-
Contro
Roma Capitale Investments Foundation, in persona del suo legale rappresentante p.t., rappresentato e difeso dall’Avv. Gino Giuliano;
– Ricorrente –
Nonché contro
Il Codacons – Coordinamento di Associazioni per la tutela dell’Ambiente e dei Diritti di Utenti e Consumatori, in persona del suo legale rappresentante p.t., rappresentato e difeso dall’Avv. Carlo Rienzi;
– Interveniente ad adiuvandum –
E nei confronti di
Roma Capitale in persona del sindaco p.t. sig. Ignazio Marino, rappresentato e difeso dall’Avv. Guglielmo Frigenti;
– Amministrazione Resistente –
*******
I problemi che la vicenda processuale presenta sono troppo delicati per giustificare – come purtroppo è plausibile attendersi – toni rissosi.
Vengono in discussione, in una realtà drammatica di fallimento economico, giuridico e morale della Capitale d’Italia, questioni molto rilevanti.
Non dovrebbe essere necessario ricordare che i beni della comunità cittadina (oltretutto demaniali) non appartengono alle persone che momentaneamente hanno il governo della città.
L’uso di tali beni dovrebbe e deve essere funzionale alle esigenze sociali ed economiche della comunità e sempre giustificato e motivato.
Principi ovvi di comune sentire collettivo.
Nel caso in esame è avvenuto che i governanti della Istituzione Comunale, un momento prima di abbandonare il potere, hanno deciso di dare in comodato gratuito ad una, non ancora esistente, Fondazione, un immobile demaniale sito in una zona molto pregiata.
Sopravvenuto un nuovo governo la concessione-contratto è stata revocata con una motivazione seria: è necessario eliminare sprechi e spese improduttive ed occorre valorizzare i beni immobili collettivi garantendone la destinazione nell’esclusivo interesse pubblico.
Si può comprendere il tentativo della Fondazione di mantenere una sede prestigiosa.
Si può meno comprendere il tentativo di far valere presunte ragioni accusando il nuovo governo (o magari un singolo Assessore) di sfruttare a suo vantaggio personale lo spoil system.
Ridurre a questi livelli la discussione appare avvilente; chi ha praticato lo spoil system in precedenza accusa l’altro di uno spoil system in ritorsione.
È, al contrario, opportuno ribadire tranquillamente che l’Istituzione deve dare effettiva attuazione alla revoca della concessione-contratto per imprescindibili ragioni giuridiche che vanno oltre le aspettative dei soggetti presenti in giudizio.
Con legge dello Stato si è data facoltà alle Pubbliche Amministrazioni di anticipare la data di scadenza dei contratti di locazione passivi.
La norma appare francamente singolare e può trovare giustificazione logico-giuridica soltanto con riferimento ad una condizione di oggettiva emergenza.
Roma Capitale ha proceduto ad anticipare la fine di alcune locazioni passive e tra queste il contratto di locazione dell’immobile sito in Via delle Vergini destinato a sede dei Gruppi Consiliari Capitolini.
Detto per inciso, è doloroso apprendere che la società locatrice (molto ben vista da governanti di enti locali) ha iniziato una procedura di mobilità che interessa il 90% circa del suo personale.
Questo, purtroppo, è il livello economico-sociale dello scontro.
Ma se la norma eccezionale ha dato facoltà (ma in realtà imposto) la riduzione delle spese di locazione ne deriva che una Pubblica Amministrazione, la quale abbia dato attuazione alla suddetta normativa straordinaria, non può sottrarsi al contestuale corrispondente dovere di valorizzare il proprio patrimonio immobiliare per mantenere servizi che si svolgevano nei locali in precedenza acquisiti in locazione.
L’Istituzione ha il dovere di pretendere che i propri Gruppi Consiliari, incredibilmente allocati in una sorta di albergo a cinque stelle, vedano ristrette le loro reali modeste esigenze entro spazi ridotti e limitati quali potrebbero essere quelli di una villa demaniale utilizzata come sede di ente religioso.
La speranza è che la categoria “Gruppi Consiliari” non sfrutti improbabili iniziative politico-giudiziarie per trascinare in tempi lontani operazioni giuste e doverose.
Va da sé che alla Procura Regionale della Corte dei Conti sarà data notizia dalle Associazioni intervenute della singolare vicenda oggetto del giudizio.
Si ritiene che la questione non possa ridursi ad un presunto diritto a non subire sfratti da parte di una, non ancor benemerita, Fondazione; né ridursi ai rapporti che la (speriamo ben operante in futuro) Fondazione è stata capace di intessere con governi passati e presenti.
Il dato certo e, purtroppo, certificato sta nel fallimento economico della città e nella conseguente necessità di evitare crolli rovinosi.
***
La presente vicenda costituisce un caso paradigmatico di conflitto tra interessi pubblici ed interessi privati.
Codesto TAR ha già riconosciuto che la revoca della concessione è volta a perseguire un interesse pubblico diverso e prevalente rispetto all’interesse inizialmente perseguito dalla precedente Giunta comunale. Quest’ultima, assai temerariamente, aveva negato che un immobile di 1000 mq. in pieno centro storico potesse essere di una qualche utilità per l’amministrazione comunale. La decisione – come detto – sarà sottoposta alla valutazione dei Giudici contabili.
Un residuo di decenza aveva comunque riconosciuto al Comune la facoltà di revocare la concessione in comodato gratuito per motivi di pubblica utilità, e quindi nel momento in cui si determinasse il presupposto contrario dell’affidamento, vale a dire la necessità di utilizzare l’immobile per fini istituzionali o pubblici.
E ciò, peraltro, in conformità ai principi generali in materia di comodato d’uso per cui se il comodante ha un sopravvenuto bisogno del bene può esigerne la restituzione immediata (art. 1809 c.c.).
Nel caso di specie non vi è dubbio che la motivazione che giustifica la revoca della concessione in comodato sia congrua e puntuale, sussistendo l’obiettiva necessità di una indifferibile riduzione degli sprechi e dei costi e di massimizzazione delle risorse esistenti, in un contesto in cui i primi soggetti a cui vengono richiesti gravi sacrifici sono i cittadini.
Ma come possono i pubblici poteri esigere sacrifici dai cittadini se consentono la persistenza di intollerabili privilegi a favore di soggetti amici che, nella migliore delle ipotesi, ancora non hanno dato prova di operare per il bene comune?
In disparte ogni considerazione circa il fatto che – data la motivazione congrua e puntuale della revoca e la sussistenza dei presupposti ivi richiamati – ogni diversa valutazione sconfinerebbe nel merito amministrativo, va detto che l’inattività della fondazione destinataria del comodato d’uso dell’immobile di pregio in questione risulta un fatto pacifico, ammesso dagli stessi esponenti della fondazione.
Sul punto, risultano inequivocabili le dichiarazioni rilasciate dal Responsabile dei rapporti con le aziende della Roma Capitale Investments Foundation al “Il Fatto Quotidiano on line” del 13 dicembre 2014 (non deve sorprendere l’attenzione riservata dai media alla presente vicenda, assurta ad emblema di mala gestio di un bene pubblico) che di seguito si trascrivono integralmente:
“I: Ma voi avete dei dipendenti?
Resp: No, attualmente no, siamo tutte persone che partecipano volontariamente e a proprie spese alla Fondazione, tranne ovviamente dei professionisti che chiamiamo al momento opportuno.
I: Per una consulenza specifica?
Resp: Si perché sono legati ad un progetto.
I: Qui c’è un ufficio? Ci sono delle persone?
Resp: Si, oggi però non vedi nessuno perché è una giornata particolare.
I: Perché? perché era festa ieri?
Resp: No sono tutti in giro a fare altre cose. Tutto è nato dal tentativo da parte dell’amministrazione pubblica di revocare il comodato d’uso. Questa revoca è stata fatta in maniera sbagliata da parte del Comune.
I: Sbagliata più dal punto di vista formale che dal punto di vista del contenuto? Nel senso che, in teoria, ci sono i gruppi consiliari che pagano l’affitto.
Resp: Si potrebbero fare qualsiasi cosa, per carità.
I: Ma effettivamente questa Fondazione, visto che per avere un bene pubblico dal Comune la fondazione o l’associazione che sia deve comunque dimostrare di fare qualcosa per la pubblica utilità. Cosa fa?
Resp: Noi abbiamo presentato tutta una serie di progetti. Le stiamo facendo le cose però abbiamo avuto una decelerazione, se vogliamo chiamarla così, quando c’è stato il cambio di amministrazione.
I: Al di là della decelerazione dopo il cambio di giunta, ma di progetti portati a termine da quando siete nati ce ne sono?
Resp: Per la comunità no. Abbiamo fatto tutte cose per le realtà che sono all’interno della fondazione. Le aziende che sono socie.
I: Quindi al momento progetti conclusi?
Resp: Per la pubblica amministrazione no. Per la pubblica utilità no.
(da Il Fatto quotidiano on line “Marino rivuole il Palazzo dato gratis da Alemanno alla Fondazione “amica” filmato ed articolo: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/12/13/roma-marino-cerca-di-riprendersi-il-palazzo-concesso-gratis-alla-fondazione-amica-di-alemanno/1265881/).
Riassumendo: progetti portati a termine? Per la comunità no, per la pubblica amministrazione no, per la pubblica utilità no.
***
Il contesto normativo che disciplina la gestione dei beni pubblici e le rilevanti novità dell’ultimo periodo sulle locazioni attive e passive, la drastica spending review a cui sono sottoposti gli enti locali e l’inattività della fondazione destinataria del prestito gratuito da parte dell’amministrazione conducono ad un dato chiaro ed inconfutabile: la revoca costituiva un vero e proprio atto dovuto per una amministrazione realmente preposta alla cura degli interessi pubblici.
*** Per prevenire facili quanto infondate eccezioni, va detto fin d’ora che il CILD è un’organizzazione non lucrativa di utilità sociale che ha tra i suoi scopi statutari quello di valorizzare, verificare e controllare l’attività e le scelte delle Istituzioni Pubbliche, il rispetto dei diritti dei cittadini e la corretta applicazione delle norme di legge, garantire l’efficienza e l’efficacia della spesa pubblica ed il buon funzionamento dei servizi pubblici e degli uffici di interesse dei cittadini e delle imprese, la tutela del godimento da parte dei cittadini dei beni collettivi. A tacere d’altro, in quest’ultimo periodo il CILD si è impegnato particolarmente in attività volte al ripristino della legalità e alla realizzazione di progetti di interesse pubblico per l’immobile ATER di Corviale, che hanno dato vita tra l’altro alla stipula di convenzioni e accordi con l’ATER medesima, nonché alla promozione di altre iniziative giudiziarie attualmente pendenti presso il Tribunale di Roma, il Consiglio di Stato e la Corte dei Conti. Il Comitato per il progetto urbano San Lorenzo e la salvaguardia del territorio è un’associazione di cittadini che da alcuni anni si sta battendo per la tutela del tessuto originario del centro storico e l’effettiva destinazione pubblica di edifici ed immobili pubblici. In definitiva, le associazioni rappresentate hanno nei propri fini statutari la tutela degli interessi della collettività e la salvaguardia dei beni comuni – ed in particolare quelli dell’amministrazione capitolina e del territorio romano – e quindi l’ammissibilità della loro legittimazione processuale è pacifica per costante ed inalterata giurisprudenza; l’interesse è quello sotteso al mantenimento dei provvedimenti impugnati, che gli consente di ritrarre un vantaggio indiretto e riflesso dall’accoglimento o dal rigetto del ricorso (ex multis, Consiglio Stato, sez. V, 08 marzo 2011, n. 1445; Consiglio Stato, sez. IV, 19 gennaio 2011, n. 385; T.A.R. Lombardia Milano, sez. I, 04 febbraio 2011, n. 354; T.A.R. Liguria Genova, sez. II, 13 ottobre 2010, n. 9201).
***
Per i motivi esposti il CILD – Centro di iniziativa per la Legalità Democratica e il Comitato San Lorenzo aderiscono integralmente e fanno proprie le ragioni vantate da Roma Capitale nella presente vicenda, a sostegno della evidente legittimità della riacquisizione dell’immobile di Via Gabriele D’Annunzio 100 e successiva destinazione pubblica del medesimo.
Vi è un unico punto su cui ci si permette di dissentire dall’impostazione difensiva di Roma Capitale.
Non sembra risponda al vero il fatto il Codacons non abbia un interesse ad intervenire a sostegno della Roma Capitale Investments Foundation. Ed invero, dalle dichiarazioni del presidente del Codacons rilasciate a Il Fatto quotidiano (si veda il link già citato) e dalla lettura dell’organigramma della fondazione emerge un concreto ed attuale interesse nel ricorso. Altra storia è poi se tale interesse sia giuridicamente rilevante e se non si configurino conflitti di interesse. Ma su questo ci si rimette alla valutazione dell’Ecc.mo Collegio.
Si deve infine dare atto della rinuncia all’intervento in causa di Cittadinanza attiva ONLUS “per motivi di opportunità contingente” dettati da pregressi rapporti, coperti dal vincolo di riservatezza, con una delle parti in causa.
Si confida nel rigetto del ricorso della Roma Capitale Investments Foundation, con ogni conseguenza di legge.
Roma 18 dicembre 2014
avv. Stefano Rossi avv. Giuseppe Mastrangelo

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