Eleonora Lavaggi e Luca Teolato
Uno stabile di pregio con vista su piazza del Popolo a Roma è stato affidato dall’ex sindaco in comodato d’uso gratuito alla Fondazione Rcif. Ai vertici prima il suo podologo e poi un ex senatore di An. Il Comune: “Spendiamo decine milioni di euro in affitti, quei locali ci servono”
Doveva essere il palazzo simbolo della spending review del sindaco di Roma Ignazio Marino (Pd). Mille metri quadrati su uno dei punti panoramici più belli al mondo: il Pincio, che si affaccia su piazza del Popolo. Un prestigioso edificio in via Gabriele D’Annunzio concesso a luglio del 2012 in comodato d’uso gratuito per la durata di sei anni dall’ex sindaco Gianni Alemanno ad una fondazione, la Rcif (Roma Capitale – Investments Foundation). Ai vertici della stessa sedevano Alemanno, con la carica di presidente onorario fino ad un anno e mezzo fa, e alcuni amici di vecchia data dell’ex primo cittadino. Tra questi Fabio Ulissi, podologo, amico ed ex collaboratore dell’ex primo cittadino con la carica nella Fondazione di ‘responsabile dei rapporti con le aziende’. Oggi Ulissi non figura più nei quadri dirigenziali della fondazione.
La fondazione, attraverso un ricorso al Tar ha ottenuto per ora la “sospensiva” dello sgombero. Il nove gennaio prossimo il Tar dovrà stabilire se la delibera di revoca dell’immobile sia o meno legittima. Intanto ilfattoquotidiano.it è andato a bussare alla porta della fondazione. Nel board figurano decine di liberi professionisti, ma ad aprire alle nostre telecamere (in un giorno lavorativo) c’è solo il nuovo responsabile delle relazioni esterne. “Sono tutti fuori oggi. Siamo tutti volontari qui dentro” dichiara ai microfoni. “Di cosa si occupa la fondazione da due anni e mezzo? Promuovere e realizzare progetti strategici che abbiano un impatto duraturo sulla città”. Di norma uno dei presupposti fondamentali per affidare un immobile pubblico ad una fondazione, o associazione, è la pubblica utilità dell’attività svolta dalla stessa. “Ad oggi nessun progetto di pubblica utilità – prosegue – è stato portato a termine. Abbiamo solo concluso alcuni lavori per le aziende socie della fondazione”. Abbiamo anche chiesto di intervistare il presidente della fondazione, Giorgio Heller, ma non siamo mai stati ricontattati.
Ma a quanto ammonterebbe il solo valore dei canoni immobiliari? Secondo una stima di esperti circa 15mila euro al mese. A sostegno del Comune si sono schierati in tribunale associazioni come Cild (Centro di Iniziativa per la Legalità Democratica), Cittadinanzattiva Lazio ed il Comitato per il progetto urbano di San Lorenzo e la salvaguardia del territorio. “Ci sono associazioni no profit che operano nel sociale da anni – spiega l’avvocato di Cild, Stefano Rossi – che non hanno mai ottenuto sedi a titolo gratuito, come invece sarebbe legittimo”. “Oltre alla palese inopportunità – continua il legale – tale assegnazione pare essere illegittima visto che la delibera del Comune non è stata seguita da alcuna convenzione o atto di assegnazione dell’immobile, per cui l’iter procedimentale non si è perfezionato”. “E’ ammissibile che i rappresentanti del potere politico cittadino a fine consiliatura – si legge nell’atto depositato al Tar dalle associazioni – si ‘portino a casa propria’ beni demaniali appartenenti alla comunità governata?”. Una domanda più che legittima “in un contesto economico – prosegue il documento – che penalizza tutti i cittadini senza distinzione, ed impone, per evidenti ragioni, la necessità dolorosa di evitare spese ed utilizzare al meglio ogni risorsa esistente”.