Garantire un sano percorso costituente per la Città Metropolitana di Roma Capitale

agosto 28, 2014
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Come può accadere che un atto così importante come l’istituzione della Città Metropolitana di Roma Capitale, atteso da oltre venti anni, si possa consumare in modo burocratico e senza un minimo di dibattito pubblico sugli effetti che le diverse soluzioni possono determinare per la vita dei cittadini romani e di quelli della Provincia di Roma?

 

Il percorso che si sta attuando è tipico di un vecchio costume politico di stampo emergenziale che fa apparire le scelte che si compiono come obbligate, automatiche, giocando coi tempi ristretti, le distrazioni della pausa estiva e il mutismo compiacente degli operatori della comunicazione.

Il tutto per ottenere il risultato davvero miserevole di riprodurre – anche in questa occasione – il sempiterno equilibrio tra ceti politici romani e quelli della Provincia di Roma che caratterizza trasversalmente partiti, correnti, gruppi di pressione, comitati d’affari. E ciò in barba alle opportunità che questa fase costituente pure potrebbe offrire per affrontare in modo più efficace alcuni problemi che finora sono apparsi insolubili.

 

Non è affatto vero che si debba necessariamente e precipitosamente eleggere il Consiglio Metropolitano di Roma Capitale il 5 ottobre prossimo. Negli ambienti della società civile che si occupano di autonomie, politiche territoriali e sviluppo locale – come il Co.Pro.N.E.L. (Coordinamento Promotori Nuovi Enti Locali) – si nutrono forti dubbi sulla correttezza della procedura istituzionale che si sta percorrendo. E dunque farebbe bene il Sindaco Marino a sospendere l’ordinanza emanata il 19 agosto, con cui si sono indette le elezioni, e avere un chiarimento con il Governo. Ma nel frattempo sarebbe auspicabile che si aprisse un dibattito pubblico sulle diverse soluzioni senza ritenere la procedura adottata come l’unica possibile. Lo status di Roma Capitale è garantito da norme speciali. Roma Capitale assume anche le funzioni di Città Metropolitana che lo Stato e la Regione le hanno attribuito o potranno conferire/trasferire/delegare in modo diretto e speciale.

 

Le normative e le procedure riguardanti le altre Città Metropolitane non vanno confuse con quelle che concernono la Città Metropolitana di Roma Capitale ma vanno tenute distinte, anche se parallele, per tener conto delle specificità del territorio della capitale d’Italia e della particolare conformazione del suo territorio provinciale nell’ambito della Regione Lazio.

 

Non ha alcun senso delimitare la Città Metropolitana in un’area che comprenda l’intera Provincia di Roma, cioè un territorio con una popolazione di 4 milioni di abitanti in una Regione con 5,5 milioni di persone. I confini provinciali vennero tracciati, in più fasi storiche diverse, per motivi che non avevano alcuna logica socio-culturale, economico-produttiva, ambientale e territoriale.

 

Perché non approfittare di questa occasione che non si ripeterà più per decenni e ripensare i confini di una entità istituzionale che siano quanto più coerenti con gli scopi per i quali questa viene creata?

 

Un criterio potrebbe essere quello di individuare territori non più contrassegnati distintamente da città e campagna, ma da un continuum urbano-rurale, da processi che vedono le smart city evolvere verso spazi vitali smart, da una rurbanizzazione che è frutto di un tessuto sociale dinamico come molteplicità dialettica di sistemi, reattiva e policentrica.

 

Si tratta di definire non semplicemente un ente ma un “territorio” e un “popolo sovrano” che gli corrispondano mediante uno “statuto” da approvare con referendum popolare. E pertanto i cittadini dovranno pronunciarsi su una proposta da formulare sulla base di una serie ragionata di criteri e di principi ben definiti. Altrimenti su cosa si dovranno esprimere?

 

È evidente che qualsiasi soluzione non dovrà impedire che Comuni della Provincia di Roma disomogenei e/o distanti dalla Città Metropolitana debbano avere la possibilità di definire un loro autonomo e diretto rapporto con la Regione Lazio, anche in forme organiche ed istituzionalizzate, come la creazione di Comprensori omogenei, per lo sviluppo ecocompatibile e socio ambientale di area vasta. Così come non si dovrà impedire a tali Comuni l’ autonomo potere di decidere accordi gestionali per singoli servizi anche con la Città Metropolitana di Roma Capitale.

 

L’altro aspetto importante è la platea che dovrà eleggere il Consiglio Metropolitano. Tale platea di fatto predefinisce il territorio e il popolo sovrano di Roma Capitale prima della decisione. E allora, anziché includere solo i consiglieri comunali di Roma ( con quelli di tutti gli altri Comuni della Provincia come ora previsto) lasciando fuori quelli municipali, perché non prevedere che anche i rappresentanti dei Municipi e di comunità confinanti o integrate con il territorio comunale di Roma entrino a far parte della platea elettiva? Così legittimato, tale organo istituzionale dovrebbe formulare la proposta di Statuto e i principi e i criteri che la sottendono.

 

Il Consiglio Comunale di Roma Capitale dovrebbe subito emanare un delibera d’indirizzoche impegni gli organi capitolini e i propri eletti nel Consiglio Metropolitano per l’azione istituzionale, definendo una procedura necessaria per gli adempimenti di sua competenza. Si tratta di riconoscere i Municipi quali “zone omogenee” dotati di autonomia amministrativa e di prevedere che al termine si svolga il referendum approvativo dello Statuto definitivo della Città Metropolitana di Roma Capitale.

 

Solo in questo modo si potrà dire di aver rispettato il principio contenuto nella massima di Thomas Jefferson: “Ogni uomo, ed ogni gruppo di uomini sulla terra, possiede il diritto all’autogoverno”.

Alfonso Pascale

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