E’ partito, davvero, il processo Cerroni

luglio 23, 2014
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“Dentro”  22 cittadini-residenti di Albano Ardea,  ammessi come parte civile con l‘avv. Deborah Maidecchi  e 8 Comuni dei Castelli Romani e Litorale Laziale, tra cui il Comune di Genzano difeso dall’avv. Giuseppe Lo Mastro. 

“Fuori” la Provincia di Roma, i Comuni di Nettuno ed Anzio e i residenti di Malagrotta, Valle Galeria e Borgo Montello.

È partito, davvero, quello che senza dubbio può definirsi un processo “storico” che vede alla sbarra il potente ed intoccabile quasi 88enne Manlio Cerroni, e vari personaggi legati al business dei rifiuti. Con lui, 6 persone che furono arrestate lo scorso 9 gennaio. 

Dopo la prima udienza del 5 giugno, lunedì scorso 23 giugno, alle ore 14,00 in punto, al primo piano della palazzina A del Tribunale penale di piazzale Clodio a Roma, la seconda udienza. Aula afosa ed affollata, ma solo di cittadini. Per la stampa nazionale presenti solo un quotidiano romano e Radio Radicale. 

Alle 22,30 di sera, dopo un dibattimento durato oltre 8 ore, il Presidente del Collegio dottor Piero De Crescenzo ha annunciato le parti civili ammesse a partecipare ai lavori giudiziari. Primi fra tutti, nell’ordinanza dei magistrati, gli artefici della lunga e complessa iniziativa giudiziaria che ha portato Cerroni ed altri alla sbarra, ovvero i due  Presidenti del Comitato No Inc: Paolo Cappabianca ed Amadio Malizia, rappresentanti dei cittadini dei Castelli Romani che da 7 anni si battono per ottenere dalle amministrazioni comunali un ciclo dei rifiuti rispettoso della salute umana e l’ambiente. Si tratta dei cittadini che dal 2007 ad oggi hanno presentato alle Procure di Velletri e Roma 37 denunce penali, 5 ricorsi al Tar del Lazio e 3 esposti alla Corte dei Conti contro il 7° invaso della discarica di Albano e contro il progetto dell’inceneritore

che Cerroni, con le società Ama ed Acea, voleva realizzare in località Roncigliano, tra Albano, Ardea e Pomezia, non lontano da Aprilia. Sono gli stessi cittadini che hanno organizzato inoltre 13 cortei intercomunali e circa 300 assemblee pubbliche. In questo modo, battendo davvero ogni via e piazza dei Castelli Romani e del litorale romano sud, hanno cercato di far capire ad amministratori e politici regionali e locali che il “porta a porta”, la riduzione, il riciclo e riuso dei rifiuti urbani oltre a rispettare la vita umana e l’ambiente naturale producono anche posti di lavoro e ricchezza, a differenza delle discariche, degli inceneritori e degli impianti biogas a rifiuti. 

Si tratta degli stessi cittadini che ora presidiano pacificamente, nel corso delle udienze, l’aula del Tribunale in cui i magistrati cercheranno di appurare le responsabilità penali e civili di tutti gli imputati: Manlio Cerroni; Giuseppe Sicignano (ex direttore della discarica di Roncigliano); Francesco Rando (ex amministratore della società Pontina Ambiente proprietaria della discarica di Albano); i due ex dirigenti della Regione Lazio Luca Fegatelli e Raniero De Filippis da Formia, che autorizzarono la costruzione del 7° invaso e dell’inceneritore dei Castelli Romani (Marrazzo firmò l’autorizzazione “praticamente sotto dettatura” dei cerronisti, scrive il Gip); Piero Giovi (sodale del Gruppo Cerroni). Unico imputato presente in aula, Bruno Landi, considerato braccio destro del “re della monnezza”, volto assai noto a Latina e provincia: da presidente socialista della Regione Lazio diede la stura ai tanti, soliti provvedimenti d’urgenza e d’emergenza che hanno portato all’attuale bomba ecologica della doppia discarica di Borgo Montello a

Latina), per poi divenire capo nelle società Ecoambiente (che gestisce una delle due discariche di Montello) e Latina Ambiente (“controllata” al 51% dal Comune capoluogo e socia della Ecoambiente…). Ammessi come parti civili, subito dopo, anche otto dei 10 Comuni che ancora sversano i propri rifiuti indifferenziati a Roncigliano (Ariccia, Genzano, Lanuvio, Rocca di Papa, Nemi, Albano, Castel Gandolfo e Pomezia). Solo gli amministratori di Ardea e Marino non hanno partecipato all’iniziativa giudiziaria. Accettati nel processo,

infine: Ministero dell’Ambiente, Regione Lazio, Comune di Roma, WWF Italia, Legambiente Lazio, Ama e la società Rida Ambiente di Aprilia. Come parti civili, in buona sostanza, sono adesso parte attiva nel processo e possono chiedere risarcimenti. Numerosi, invece, gli esclusi eccellenti, che pure avevano fatto richiesta, tra cui associazioni locali e nazionali (come “Codici” e “Raggio Verde”) e residenti di Malagrotta, Valle Galeria, Fiumicino e Borgo Montello (Latina); esclusi anche i Comuni di Nettuno ed Anzio ed Enti pubblici della portata della Provincia di Roma, che sono sembrati accorgersi di certi inquietanti retroscena e della presunta associazione a delinquere che da tempo li schiacciava solo dopo decenni. Come del resto anche altri soggetti ammessi come parti civili. Prossima udienza, venerdì 18 luglio ore 9. 

Si deve aggiungere che la stessa maxi inchiesta che ha generato il processo a Cerroni & co., prosegue e vede tra gli indagati anche Piero Marrazzo, ex presidente del Lazio, il politico laziale di spicco Giovanni Hermanin, già presidente di Legambiente Lazio, poi lanciatosi in politica come capo dei Verdi laziali, poi passato alla Margherita. Altro indagato eccellente, Fabio Ermolli, “cerroniano” messo a comandare il settore rifiuti e bonifiche dell’Arpa Lazio (quelli incaricati di controllare anche le discariche…). Con loro l’ing. di Genzano Bruno Guidobaldi, progettista e direttore lavori del VII invaso della discarica dei Casstelli Romani costruita a meno di 200 metri dalle case, e l’ex avvocato di Cerroni, Avilio Presutti (che secondo l’accusa avrebbe dettato al presidente Marrazzo cosa scrivere sull’autorizzazione dell’inceneritore di Albano).

 Di DANIELE CASTRI, ASSOCIAZIONE NO INCENERITORE

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