Beni sottratti alla mafia, siglata intesa per valorizzarli

marzo 11, 2014
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Siglata presso la presidenza del Tribunale di Roma, a piazzale Clodio, un’intesa per gestire con nuovi criteri i beni sequestrati o confiscati alla criminalità organizzata. Hanno sottoscritto il protocollo il presidente del Tribunale Mario Bresciano, il sindaco Ignazio Marino, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e rappresentanti di Abi, Unindustria e Confcommercio.

 L’idea di fondo, ha spiegato il Sindaco, è unire al “necessario rigore di forze dell’ordine e magistratura” un agire ispirato a “lungimiranza e intelligenza”: quando si sequestrano attività economiche “le aziende devono continuare a lavorare e gli addetti non possono esser mandati a casa”; anche per evitare ciò che in genere accade “quando si chiude e basta”: situazioni difficili da fronteggiare, “danneggiamenti e occupazioni”. Sulla stessa linea il procuratore capo Giuseppe Pignatone, che ha definito il protocollo “un esempio quasi pilota per provare a salvare imprese che hanno vissuto sull’ economia criminale. Lo sforzo comune deve puntare a recuperarle e a farle operare secondo le regole”.

Ecco cosa prevede l’intesa: viene istituito un tavolo, coordinato dal Tribunale di Roma, destinato a indicare le linee guida operative. Ci s’impegna a favorire, quando possibile, l’impiego immediato dei beni mobili “per finalità di giustizia, di protezione civile o di tutela ambientale”; e di quelli immobili “a fini istituzionali o sociali”. Altri obiettivi specifici: perseguire un approccio manageriale nell’amministrazione delle imprese, ridurre i tempi di gestione dei sequestri (per mantenere il valore dei beni e contenere i costi di gestione), integrare tecnici ed esperti nei pool degli amministratori giudiziari. Raccordare, infine, sequestro cautelare e confisca di primo grado “nel rispetto dei principi introdotti dal Codice Antimafia in relazione, in particolare, alla tutela dei diritti reali di garanzia vantati dai terzi in buona fede, sorti o costituiti in data anteriore al sequestro stesso”.

Grazie all’intesa, dunque, si avrà presto a Roma una gestione più efficiente e veloce dei beni sottratti alle mafie, mantenendo in vita le imprese meritevoli di restare sul mercato, tutelando i dipendenti e salvaguardando il valore dei beni stessi. L’iniziativa nasce dall’accelerazione impressa dalla Procura che sta conducendo un’azione a tutto campo sui grandi patrimoni sospetti: +730% di dossier rispetto all’anno scorso, 1.052 immobili nel mirino, 500 aziende e 300 veicoli confiscati. Un’offensiva di grande impegno che si scontra con la carenza di personale, cui il protocollo pone in parte rimedio grazie alla collaborazione – anche in termini di risorse umane – tra i firmatari.

 Ma l’obiettivo centrale resta la salvaguardia del valore (di beni e aziende) e la tutela dei lavoratori. Il Sindaco ha fatto l’esempio di un ristorante, oggetto con altri locali di un recente blitz in una serie di pubblici esercizi, sospettati di far capo alla mafia. Adesso il ristorante “continua ad andare avanti grazie all’opera dell’amministratore giudiziario, nominato ad hoc per la gestione economica del bene, e il personale non è finito in mezzo alla strada”. Con il protocollo, ha concluso Marino, “i beni sottratti al crimine divengono patrimonio della Roma migliore, quella produttiva”. E non è un patrimonio da poco, considerato che “Roma è la seconda città italiana per aziende confiscate e la terza per gli immobili sequestrati”.

www.comune.roma.it

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