La sposa promessa di Antonio Ferraro

dicembre 11, 2012
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Un film di Rama Burshtein. Con Hadas Yaron, Yiftach Klein, Irit Sheleg, Chayim Sharir,
Razia Israeli.

Shira è una ragazza di 18 anni e vive a Tel Aviv nella comunità Chassidim , ebrei
fortemente ortodossi. La madre , Rivka, le ha mostrato da lontano il suo promesso sposo
e lei attende felice il matrimonio ma le nozze dovranno essere rinviate perché sua sorella
Esther muore dando alla luce un bambino. Rivka , angosciata all’ idea che suo genero
Yochai per dare una madre al piccolo si risposi e vada via , propone a Shira di sposarlo
lei ; la giovane dapprima rifiuta ma , piano piano, comincia ad abituarsi all’idea , anche se
accetterà definitivamente di sposarlo, in un misto di convincimento e di paura, quando lui
saprà dichiararle i propri sentimenti.
Il film è l’opera prima di una regista che , nata a New York, ha abbandonato L’America per
andare proprio in una comunità Chassidim e riesce a raccontare dall’interno le profondità
e le sfumature di sentimenti che alla nostra cultura laica e secolarizzata potrebbero
apparire contraddittorie con le rigidità di costumi antichi. Non è così e ci troviamo di fronte
ad un racconto intensissimo , pieno di ironia e commozione . In alcuni momenti questa
piccola comunità , chiusa nel proprio mondo si dimostra piena di rispetto reciproco,
affettività e solidarietà Rivka, ad esempio, si arrabbia con la sorella Hanna, priva delle
braccia, che si intromette nei suoi piani ma a tavola le taglia la carne e la imbocca ,
così come il fatto che la cugina Frieda, che sembrava destinato allo zitellaggio, trova
un marito tutta la famiglia ne gioisce. Il film ha fatto vincere la Coppa Volpi alla giovane
Hadas Yiftach ma meritava il massimo riconoscimento ; per molti aspetti, fa rivivere gli
intensi momenti di serenità e di epicità , che pervadono le scene di pausa dalla dura lotta
quotidiana dei migliori film di John Ford ( da “Il cavallo di Ferro” a “Sentieri selvaggi” a “Il
grande sentiero”).
E’ grande cinema e ,come spesso succede con le vere opere d’ingegno, riesce a mettere
in crisi alcune nostre certezze , forse , addirittura, il nostro concetto di libertà e di amore:
Shira è libera di scegliere ma la strada della propria consapevolezza passa attraverso il
riconoscersi nella comunità.

Antonio Ferraro

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