Mafia Capitale, «la cooperazione sana si costituisca parte civile»

agosto 23, 2015
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Stefano Arduini (da vita)

Il presidente di Federsolidarietà e portavoce dell’Alleanza delle cooperative sociali Giuseppe Guerini a poche ore dal rinvio a giudizio di 59 persone rilancia la sua proposta. Il maxiprocesso partirà il 5 novembre, 11 mesi dopo lo scoppio dello scandalo.

Adesso c’è la data: giovedì 5 novembre partirà il maxiprocesso su Mafia Capitale. Il giudice delle indagini preliminari ha accolto la richiesta della procura sul rito abbreviato, alla sbarra ci saranno 59 persone coinvolte nelle due tranches dell’inchiesta che sul mondo di mezzo partita lo scorso dicembre, con i primi 34 arresti, fra cui quella dei due volti-copertina dello scandalo, l’ex terrorista nero Massimo Carminati e il “ras delle cooperative romane”, Salvatore Buzzi, anima e fondatore dell’ormai celeberrima cooperativa sociale 29 giugno. A quella tornata sono seguiti il 4 giugno scorso altri 44 arresti a seguito nella cornice della seconda fase dell’indagine.
In questi mesi, Giuseppe Guerini, portavoce dell’Allenaza della cooperative sociali e numero uno di Federsolidarietà da queste stesse colonne ha avannza la proposta che il mondo cooperativo si costituisca parte civile. Ora che, quella che una volta si chiamava fase istruttoria è giunta al termine, occorre far seguire gli annunci ai fatti.
Guerini, è ancora convinto della necessità di costituirsi parte civile nel maxiprocesso? A che entità di risarcimento puntate?
Ero e rimango convinto della necessità di fare questo passo. Non ne farei però una questione di soldi. L’obiettivo della mia proposta non è questo. La vicenda di Mafia Capitale è stato un danno rilevante per la cooperazione più autentica e onesta. Costituirsi parte civile significa dare un segnale culturale, di civiltà e di presa di distanza rispetto a un sistema che ha coinvolto una parte del mondo cooperativo, ma anche altre realtà imprenditoriali e la politica. Noi certo abbiamo pagato un conto salato dal punto di vista reputazionale a cui occorre riparare. Le cito un episodio emblematico.

Prego…
Qualche giorno ero in treno e stavo lavorando a un documento contenuto in una cartelletta con la scritta Confcooperative. La persona di fronte a me, appena l’ha vista, mi ha preso a male parole: «Voi siete dei ladri, coi soldi pubblici fate quel cazzo che volete» e via dicendo. Siccome nella grande maggioranza dei casi non è così, dobbiamo cambiare la percezione esterna.

Non mi pare però che il resto dei dirigenti cooperativi abbia fatto sua la proposta. Almeno fino ad ora. Come lo spiega?
Le indagini si sono chiuse solo adesso e forse qualcuno a caldo non se l’è sentita di esporsi. Penso in particolare agli amici di Legacoop. Ora però che si apre il processo spero che il mondo cooperativo nella sua unitarietà, anche attraverso la via giudiziaria, confermi il significato di essere e sentirsi società civile nel significato più alto del termine.

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